A meno di un anno dalla chiusura del delfinario di Rimini, con il sequestro dei quattro tursiopi trasferiti nell'acquario di Genova, la prospettiva di un'imminente riapertura diventa sempre più certa. La gestione avrebbe deciso di riaprire i battenti, e senza alcuna autorizzazione. La vasca appare oggi piena ed è stata posizionata una piattaforma, presumibilmente per essere utilizzata.
A meno di un anno dalla chiusura del delfinario di Rimini, con il sequestro dei quattro tursiopi trasferiti nell’acquario di Genova, la prospettiva di un’imminente riapertura diventa sempre più certa. La gestione avrebbe deciso di riaprire i battenti, e senza alcuna autorizzazione. La vasca appare oggi piena ed è stata posizionata una piattaforma, presumibilmente per essere utilizzata.
Parliamo della stessa gestione già contestata dal servizio Cites del Corpo forestale dello Stato, che meno di un anno fa ha disposto il sequestro per presunto maltrattamento ed evidenti violazioni del decreto che stabilisce le modalità di detenzione e gestione dei tursiopi in cattività (n. 469/2001) e l’assenza di autorizzazione e il riconoscimento della struttura quale zoo-delfinario (ai sensi della legge 73/05),
L’Enpa, che nei giorni scorsi ha diffidato il Comune e i Ministeri competenti, dall’autorizzare in alcun modo la riapertura della struttura con finalità commerciale e con il previsto uso di pinnipedi o comunque di animali appartenenti a qualunque specie, ha già richiesto l’immediato intervento al Corpo forestale dello Stato Servizio Cites, affinché agisca per impedire l’arrivo dei pinnipedi e di qualunque altra specie animale poiché l’apertura della struttura con tale finalità, è in aperta violazione della normativa vigente.
“Ogni ulteriore violazione della normativa vigente da parte della struttura o da parte degli enti pubblici e delle autorità preposte alla attività giudiziaria e di controlli, sarà segnalata alla Procura della Repubblica e all’Ue, in considerazione che, le violazioni alla direttiva sugli zoo, sono già state e sono oggetto di procedura di infrazione“, spiega l’associazione.
La riapertura, come si legge in un’intervista, potrebbe prevedere l’utilizzo di animali come leoni marini, foche e otarie, probabilmente perché sottoposti a regole meno restrittive rispetto ai delfini. Ma intanto la cittadinanza si mobilita.
E su Change.org nasce una nuova petizione per chiedere che sul triste capitolo del delfinario di Rimini venga scritta definitivamente la parola “fine”, seguendo l’esempio di tanti altri Paesi che hanno dato questo semplice segno di civiltà.
“Una struttura che per decenni ha lucrato sulla sofferenza di animali in cattività non può essere considerato luogo turistico e di vanto per una città, nonostante il fatturato che produce. La sofferenza prodotta da una vita in vasca è palese e dimostrata, nessuno spazio sarà mai abbastanza grande per un animale nato per il mare aperto e non si può trarre nessun divertimento guardando un essere vivente imprigionato, umiliato e costretto a eseguire esercizi e acrobazie che non eseguirebbe mai, se libero in natura”, spiega il testo.
Anche la pagina Facebook “Basta Delfinari” continua la sua opera di denuncia e sensibilizzazione:
“Una decisione vergognosa e dettata unicamente dalla bramosia di denaro, supportata da un sindaco ignavo che non ha mai preso pubblicamente una posizione che, ormai è chiaro, in privato aveva già preso. Una riapertura supportata dagli imprenditori della riviera, da politici a caccia di voti o aspiranti a qualche poltrona che hanno sempre parlato di “indotto turistico” e fatturato quando i protagonisti della squallida storia del delfinario di Rimini erano individui sofferenti e imbottiti di farmaci”, si legge in un post.
Se il delfinario dovesse riaprire sarebbe ovviamente una sconfitta. Una sconfitta per tutti noi Italiani. E una sconfitta per gli animali, che continueranno a essere sfruttati ed esibiti per il pubblico pagante.
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AGGIORNAMENTO DEL 20/2/02 : il Ministro dell’Ambiente nega la concessione della licenza, disponendo la chiusura del delfinario di Rimini
l Ministero dell’Ambiente non ha ritenuto idoneo il Delfinario di Rimini alla concessione della licenza di giardino zoologico, ai sensi del Decreto Legislativo 73/2005, disponendone la chiusura. La comunicazione della firma del decreto da parte del Ministro dell’Ambiente è stata inviata in risposta a una formale richiesta delle associazioni.
“È quindi stata posta la parola fine ad ogni tentativo di riapertura della struttura, recentemente data per certa dalla gestione: il Delfinario di Rimini, quindi, non potrà riaprire, né con i delfini né con animali appartenenti a qualunque specie. Questo, grazie al nostro intervento e alle azioni mirate contro la riapertura tanto pubblicizzata quanto illegale”, commentano LAV e ENPA.
“Oltre ai proprietari e ai gestori del delfinario, anche il Comune di Rimini prenda atto della illegalità rappresentata dalla ormai ex prigione per animali, presente sul suo territorio e restituisca l’area alla cittadinanza e ai turisti, cancellando l’onta dell’ergastolo per gli animali”
“Questo importante risultato è frutto di mesi di indagini all’ interno dei delfinari italiani e siamo certi che questo rappresenti un altro passo verso la chiusura di tutte le strutture italiane che espongono animali”, concludono LAV e Enpa.
Roberta Ragni
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