Due specie distinte di api autoctone ora hanno una sola identità: ricercatori risolvono l’enigma

Grazie all'analisi del DNA un team di ricercatori ha potuto scoprire che due api australiane apparentemente diverse sono un'unica specie. Lo studio dimostra allo stesso tempo la necessità di revisioni della tassonomia per una maggiore conservazione della fauna locale

Per anni si è creduto che tra le centinaia di api endemiche dell’Australia della famiglia Euryglossinae due specie di impollinatori fossero tra loro differenti, ma in realtà non è proprio così. I loro nomi possono ora essere usati come sinonimi.

È quanto emerge da un nuovo studio scientifico condotto dalla Flinders University e dalla Curtin University e apparso sulla rivista Australian Journal of Taxonomy. Mediante le moderne tecniche di analisi del DNA, un team di studiosi è riuscito a risolvere il mistero dimostrando che gli esemplari descritti in precedenza erano il maschio e la femmina della stessa specie. 

L’indagine è stata effettuata nelle località Wireless Hill, Shenton Park and Russo Reserve dove i ricercatori hanno sequenziato il DNA di un’ape maschio Xanthesma (Xenohesma) perpulchra e una femmina di Xanthesma (Xanthesma) brachycera. 

I risultati hanno dimostrato con certezza che i due insetti appartengono a un’unica specie del sottogenere Xenohesma e che quindi la X. brachycera dovrebbe essere classificata come Xenohesma.

@Australian Journal of Taxonomy

 Ma perché tanta “confusione”? Prima dell’avvento dei test del DNA sembra che nessuno avesse raccolto entrambi i sessi nello stesso luogo e nello stesso momento.

Per molte specie di api autoctone in Australia, le loro descrizioni erano basate su un solo sesso. Identificare maschi e femmine come appartenenti alla stessa specie esclusivamente attraverso l’osservazione può essere difficile, poiché entrambi i sessi della stessa specie spesso mostrano differenze evidenti” dichiara Kit Prendergast, autore principale dello studio.

La descrizione scientifica si basava allora sui tratti distintivi della specie che potevano essere osservati. Questi sono sicuramente importantissimi perché possono essere indice di dimorfismo, ma non è detto che campioni diversi non abbiano lo stesso patrimonio genetico.

A volte specie diverse dello stesso sesso traggono in inganno perché i singoli animali sono tra loro molto simili. In questo caso il DNA ha fatto chiarezza.

L’identificazione accurata delle specie ci consente di determinare quante specie sono presenti in un’area, ci aiuta a comprendere l’evoluzione della vita sulla terra e come le specie sono correlate. Ci consente inoltre di valutare le esigenze di conservazione” continua Prendergast.

La scoperta è molto interessante anche perché incoraggia la comunità scientifica a effettuare aggiornamenti sulle specie attualmente note. Una revisione di molti taxa potrebbe essere più che necessaria.

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Fonte: Australian Journal of Taxonomy

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