Se negli ultimi anni animali come i leoni e gli elefanti sono diventati più aggressivi e si avvicinano sempre più spesso alle aree abitate, la colpa è soprattutto della crisi climatica, che è diventata un un “amplificatore globale” dei conflitti fra uomo e fauna selvatica
Le conseguenze devastanti della crisi climatica ormai sono ben note: inquinamento, eventi meteorologici estremi, migrazioni forzate, siccità e perdità della biodiversità. Tuttavia, c’è un effetto collaterale di cui si parla ancora poco ma che dovrebbe preoccuparci, ovvero l’aumento degli episodi di conflitto fra esseri umani e fauna selvatica.
Ad accendere i riflettori su questa importante questione è un’interessante ricerca realizzata dal Center for Ecosystem Sentinels dell’Università di Washington e apparsa ieri su Nature Climate Change. Lo studio dimostra quanto l’esistenza e il futuro dell’umanità siano strettamente intrecciati con quelli del mondo animale.
Abbiamo trovato prove di conflitti tra le persone e la fauna selvatica esacerbati dai cambiamenti climatici in sei continenti, in cinque diversi oceani, nei sistemi terrestri, in quelli marini e nei sistemi di acqua dolce – che coinvolgono mammiferi, rettili, uccelli, pesci e persino invertebrati – spiega Briana Abrahams, docente di biologia presso l’Università di Washington e principale autrice dell’indagine. – Sebbene ogni singolo caso abbia una propria gamma di cause ed effetti diversi, questi conflitti guidati dal clima sono davvero onnipresenti.
Per approfondire questa tendenza, il team ha esaminato una serie di incidenti attribuibili agli scontri uomo-fauna selvatica, individuando i casi che sono specificamente attribuibili agli effetti dei cambiamenti climatici, fra cui la fusione dei ghiacciai e la siccità
Il riscaldamento nell’Artico, ad esempio, sta portando alla perdita di ghiaccio marino che ha lasciato gli orsi polari a corto di cibo. – sottolineano gli esperti – Viaggiano sempre più sulla terraferma, a volte entrando in insediamenti umani e attaccando persone, come mostra un recente incidente in Alaska.
Conflitti uomo-fauna selvatica: alcuni casi studio
Nell’indagine i ricercatori hanno preso in considerazione un totale di 49 casi di conflitto uomo-fauna selvatica in tutti i continenti, fatta eccezione per l’Antartide. Eccone alcuni dei più rappresentativi che avvengono con sempre più frequenza in vari Paesi del mondo:
- in Tanzania le inondazioni torrenziali hanno portato a un incremento attacchi di leoni dopo che le loro prede sono migrate dalle pianure alluvionali
- in Australia le temperature più elevate hanno innescato comportamenti più aggressivi fra gli esemplari di serpente bruno orientale (Pseudonaja textilis) e causato un aumento di morsi nei confronti degli esseri umani
- a Sumatra, in Indonesia, gli incendi innescati da El Niño, hanno spinto elefanti e tigri fuori dalle riserve e nelle aree abitate dall’uomo, provocando almeno una vittima
- in Sud Africa le ondate di caldo hanno fatto lievitare gli attacchi da parte di squali
- in Scozia, invece, l’aumento delle temperature sta spingendo le oche facciabianca a nutrirsi dell’erba destinata alle pecore, entrando in conflitto con gli allevatori
Nello studio viene riportata una vicenda risalente al 2009, quando una grave siccità ha colpito la parte occidentale della regione del Kilimangiaro, in Tanzania. In quel caso, causa della carenza di cibo, branchi elefanti africani si sono riversati nei campi destinati ai raccolti, distruggendo fino 3 acri al giorno. L’epilogo è stato drammatico: per risolvere il problema di queste incursioni diversi agricoltori hanno optato per l’uccisione dei pachidermi.
Le strategie per prevenire i conflitti
Purtroppo, con l’aggravarsi della crisi climatica, questi episodi diventeranno sempre più ricorrenti. Per questo è fondamentale risalire alla cause precise e mettere in atto delle strategie per prevenirli.
Identificare e comprendere questo legame tra i conflitti uomo-fauna selvatica non è solo un problema di conservazione – evidenzia la professoressa Abrahams. – È anche una questione di giustizia sociale e sicurezza umana.
È probabile che questi tipi di conflitti aumentino con l’intensificarsi del cambiamento climatico, in particolare con l’aumento delle migrazioni di massa di persone e fauna selvatica e il cambiamento delle risorse.
Per fortuna alcuni Paesi si stanno sforzando per ridurre al minimo le occasioni di conflitto. Ad esempio il Botswana prevede dei fondi per risarcire pastori e allevatori che subiscono danni sulle terre e sul bestiame in cambio del loro impegno a non uccidere la fauna selvatica.
Un’altra storia virtuosa arriva dalla California, dove fra il 2014 e il 2015 un numero record di megattere e balenottere azzurre è rimasto intrappolato nelle reti da pesca, a causa di un’ondata eccezionale di calore che aveva spinto gli animali verso le rive. A seguito di quell’episodio, le autorità californiana regolano l’inizio e la fine di ogni stagione di pesca in base alle condizioni climatiche e oceaniche nel Pacifico al fine di tutelare gli animali marini.
Questi esempi ci mostrano che una volta che si conoscono le cause profonde di un conflitto, è possibile progettare interventi per aiutare sia le persone che la fauna selvatica – conclude Abrahams. – Possiamo cambiare.
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Fonti: Washington University/Nature Climate Change
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