La CO2 che si utilizza poi per la produzione di acqua frizzante e altre bibite gassate può essere ricavata anche dai liquami presenti negli allevamenti. Un servizio di Report spiega come, dopo aver visitato un allevamento di bovini in cui si produce bio CO2
Si è parlato tanto in questi mesi della carenza di CO2 per l’acqua gassata e altre bibite frizzanti. Sant’Anna ha interrotto la produzione, San Pellegrino e birra Menabrea l’hanno temporaneamente fermata ma anche tanti altri marchi hanno dichiarato di avere problemi a reperire anidride carbonica e a continuare a garantire forniture regolari.
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Proprio su questo tema si è concentrato un servizio di Report che ha spiegato da una parte le motivazioni di tale carenza, dall’altra ha svelato come può essere prodotta la CO2 per le nostre bibite gassate (anche a partire dagli allevamenti di bovini).
Partiamo dal primo punto: la maggior parte di CO2 per uso alimentare che si trova sul mercato viene ottenuta come prodotto di scarto di altre lavorazioni, in particolare quella dei fertilizzanti agricoli. Ma Report fa l’esempio di Ferrara, dove nello stabilimento del colosso norvegese Yara che produce fertilizzanti, già da giugno la lavorazione è ferma a causa del costo spropositato del metano. Quindi niente anidride carbonica.
Certo che è proprio un paradosso: abbiamo troppa CO2 (dannosa) in atmosfera ma manca nel momento in cui ci serve per produrre bevande gassate.
Il servizio di Report si concentra poi su un altro modo per produrre CO2. Ed ecco che lo scenario cambia e ci troviamo in un allevamento di mucche, precisamente in una stalla della Cooperativa Agricola Speranza a Candiolo (provincia di Torino).
Qui non solo si produce latte ma anche letame e liquame, spiega Serena Vanzetti socia della cooperativa, quest’ultimo scarto viene ottimizzato proprio per la produzione di bio CO2.
Come si produce CO2 dagli allevamenti di mucche
In pratica, spiega il servizio, il liquame stoccato fermenta con l’aggiunta di scarti di produzioni agricole. Viene prodotto così biogas, da cui vengono ricavati metano e anidride carbonica, che poi viene venduta all’industria alimentare. Cioè:
L’anidride carbonica che c’è in questo liquame è la stessa che poi troviamo aprendo una bottiglietta di acqua frizzante. (…) Ovviamente vengono fatti dei processi ma parte tutto dalla stalla.
A Candiolo, il consorzio di allevatori produce Co2 alimentare dal liquame di 4000 capi bovini e pensate che solo qui se ne producono più di 400 kg l’ora, che corrispondono a circa dieci tonnellate al giorno.
Come spiega Report:
In questo allevamento la Co2 immessa in atmosfera dai bovini viene assorbita, lavorata e venduta alle aziende di bevande, che la utilizzano per gasare i proprio prodotti. In Italia gli allevamenti producono circa l’otto per cento delle emissioni nazionali di gas serra.
Ma si tratta di CO2 sottratta all’ambiente?
A questa domanda risponde Riccardo De Lauretis, dell’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale:
Quella Co2 proviene da un’attività biogenica quindi da un punto di vista della contabilizzazione è netta, è pari a zero perché il carbonio è stato sottratto all’ambiente quindi non aggiungiamo nulla.
Si parla poi di un’altra tecnica per ottenere CO2, questa volta direttamente dall’atmosfera con un doppio vantaggio quindi. Si tratta dell’impianto della start-up svizzera Climeworks, già operativo in Islanda nei pressi della capitale Reykjavik.
Ve ne abbiamo parlato anche noi nel seguente articolo: In Islanda è stato inaugurato il più grande impianto di cattura e stoccaggio di CO2. Assorbe fino 4000 tonnellate di anidride carbonica all’anno
Questa seconda opzione ci piace decisamente di più, gli allevamenti (soprattutto intensivi) di mucche (e non solo) creano troppi danni agli animali e all’ambiente.
Potete rivedere il servizio di Report qui.
Fonte: Report
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