Cosa c’è dietro alla terribile moria di pesci nel Texas: trovati migliaia di animali sulle spiagge

Le onde del Golfo del Messico hanno spinto migliaia pesci morti sulla battigia, dopo che – con molta probabilità – i bassi livelli di ossigeno disciolto nell’acqua hanno reso loro difficile respirare

Migliaia di pesci morti dalla foce del fiume Brazos lungo tutta la costa per centinaia di metri verso a est, sulle spiagge di Bryan e Quintana. Siamo nel Texas e qui, nelle ultime ore, scene raccapriccianti si sono susseguite tra la sabbia e il mare: migliaia di carcasse in decomposizione a ricoprire il litorale. Come è potuto accadere?

Probabilmente, la moria sarebbe stata causata da una “perfect storm“, una tempesta perfetta di condizioni avverse che avrebbero drasticamente ridotto i livelli di ossigeno nell’acqua, facendo soffocare gli animali, stando a quanto riferisce Bryant Frazier, direttore del dipartimento della contea.

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In pratica, i bassi livelli di ossigeno disciolto nell’acqua avrebbero reso difficile la respirazione dei pesci, un fenomeno alquanto comune quando le temperature aumentano in estate. Destinato a ripetersi, quindi? Certo che sì, soprattutto alla luce del fatto – sostengono i ricercatori – che queste terribili e autentiche uccisioni potrebbero diventare più frequenti man mano che le temperature aumentano e i livelli di ossigeno nei laghi negli Stati Uniti e in Europa si riducono.

I livelli di ossigeno disciolto aumentano con la fotosintesi, il processo mediante il quale le piante trasformano la luce solare, l’acqua e l’anidride carbonica in ossigeno. Quando c’è meno luce solare, la fotosintesi rallenta e di notte si ferma. Ma le piante e gli animali nell’acqua continuano a consumare ossigeno alla stessa velocità, diminuendo la concentrazione.

La specie più colpita ora in Texas è il menhaden (Brevoortia tyrannus) del Golfo, un tipo di pesce marino che vive prevalentemente in varie zone del golfo del Messico e della costa atlantica di Stati Uniti e Canada e che i pescatori usano comunemente come esca.

Cosa è successo?

C’entra qualcosa il cambiamento climatico? Certo che sì. E questa grossa spaventosa moria non potrà non avere un effetto anche su tutta la catena alimentare. Ma tecnicamente cosa ha contribuito all’uccisione dei pesci Menhaden?

Le acque calde innanzitutto. Un’acqua più fresca è in grado di contenere molto più ossigeno dell’acqua più calda, e i pesci che si trovano in acqua calda possono finire in grossi guai. Quando la temperatura dell’acqua sale, per loro diventa difficile  ricevere abbastanza ossigeno per sopravvivere. Le acque superficiali si scaldano più velocemente rispetto a quelle profonde, quindi  quando l’acqua inizia a scaldarsi, i pesci inizieranno a soffrire di ipossia. Ciò fa sì che i pesci si muovano in modo più irregolare, esaurendo ulteriormente l’ossigeno dell’acqua. Ciò, quindi, può provocarne la morte.

Un modo in cui l’ossigeno entra nell’acqua è attraverso la miscelazione superficiale, dove l’aria incontra l’acqua attraverso il vento e le onde e la successiva miscelazione verticale nell’interno dell’oceano. Il secondo modo di creare l’ossigeno è, lo abbiamo detto, attraverso la fotosintesi tramite fitoplancton microscopico o macroalghe. Le variazioni quotidiane della concentrazione di ossigeno disciolto sono attribuite alla fotosintesi e alla respirazione aerobica. L’aumento dell’ossigeno disciolto durante il giorno è il risultato della fotosintesi guidata dalla luce solare. La fotosintesi si ferma di notte e può rallentare nei giorni nuvolosi, ma piante e animali in acqua continuano a respirare e a consumare ossigeno libero, diminuendo la concentrazione di ossigeno disciolto.

Intanto nel Texas sono anche già concluse le operazioni di pulizia:

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Fonti: NYT / The Guardian / Quintana Beach County Park

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