Coronavirus: ci sono anche i koala australiani tra gli animali venduti nel mercato umido focolaio del virus

Tra gli animali selvatici venduti al mercato umido cinese c'erano anche i koala, nonostante si tratti di una specie già fortemente a rischio estinzione

Al mercato umido di Wuhan in Cina, epicentro dell’infezione del Coronavirus, erano disponibili diversi menu a base di carne di animali selvatici, compresa quella dei koala.

Sembra incredibile, poiché i koala sono stati recentemente decimati negli incendi australiani. Si stima che oltre mille esemplari siano rimasti uccisi dalle fiamme e che moltissimi altri abbiano subito lesioni anche gravi. I centri di recupero della fauna selvatica, così come pompieri e semplici cittadini, sono impegnati da mesi a cercare di soccorrere e salvare il maggior numero possibile di koala, per evitare la specie dall’estinzione.

Nonostante la drammatica situazione dei koala australiani, questi animali rientrano nella lista delle specie selvatiche disponibili nei mercati umidi cinesi. L’elenco è stato pubblicato dal quotidiano South China Morning Post: i koala importati dall’Australia venivano impiegati come ingrediente in menu acquistabili a soli 10 dollari.

La carne di koala potrebbe essere responsabile della diffusione del virus mortale, così come la zuppa di pipistrello, la carne di serpente e i menu a base di coccodrillo, dromedario, volpe, cuccioli di lupo e altri animali selvatici.

Animali consumati in Cina

Animali venduti al mercato umido, South China Morning Post

Ormai è chiaro che il primo contagio è avvenuto a causa del consumo di uno di questi animali selvatici, infettato dal terribile virus.

Nei mercati umidi, gli animali selvatici arrivano vivi e vengono macellati direttamente sul posto senza rispettare alcuna norma igienico-sanitaria di base. Gli animali non sono infatti controllati, non rispettano la quarantena e vengono uccisi all’aperto, in spazi sporchi.

Mercato umido Cina

Mercato umido, South China Morning Post

Sebbene il mercato sia stato chiuso e sottoposto a disinfezione, il virus ha subito delle mutazioni che lo hanno reso capace di infettare anche le cellule umane e ora è in grado di essere trasmesso da uomo a uomo.

Il virus provoca una grave malattia, la sindrome respiratoria del Medio Oriente, che può portare anche alla morte. Secondo i dati rilasciati dalla National Health Commission cinese, dal primo contagio registrato a dicembre dello scorso anno, oggi si contano 17 decessi e quasi 600 nuovi casi, di cui 95 in condizioni critiche.

Si teme che il virus possa contagiare un numero enorme di persone poiché Wuhan rappresenta un importante snodo per il trasporto all’interno del Paese. Le autorità sanitarie hanno già rintracciato 5.897 persone che hanno avuto stretti contatti con i pazienti: 969 di loro sono stati rilasciati, ma altri 4.928 sono ancora sotto osservazione medica.

Il virus ha già varcato i confini del paese arrivando in Giappone, Corea del Sud e Thailandia. Ora la preoccupazione è che possa diffondersi ulteriormente a causa dell’afflusso di turisti previsto in occasione del Capodanno cinese.

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