Confermata la condanna a morte per i 140 animali della Sfattoria, il Tar respinge il ricorso

Niente da fare per i 140 suini e cinghiali del santuario romano La Sfattoria degli Ultimi. Nonostante siano sani e la mobilitazione da parte di tutta Italia, verranno abbatttuti perché rientrano nella zona colpita dall'epidemia di peste suina africana

Doccia fredda per i volontari della Sfattoria degli Ultimi, che da giorni stanno portando avanti una coraggiosa battaglia per salvare i 140 cinghiali e suini di cui si prendono cura.

Proprio in queste ore è arrivato il verdetto, che ha il sapore di una condanna a morte. Come annunciato dagli attivisti del santuario con sede a Roma, che si occupa del recupero di animali salvati da casi di maltrattamento, il Tar ha rigettato il ricorso presentato dall’associazione.

Il giudice non ha riconosciuto il periculum in mora, ovvero il danno grave e irreparabile. – spiegano dalla Sfattoria degli Ultimi con l’amaro in bocca – L’uccisione di 140 animali da affezione in un rifugio non é ritenuto un danno grave e irreparabile dal Tar del Lazio.

Nonostante tutti i suini e cinghiali siano controllati, sani e microchippati, la loro morte tramite elettroshock sembra ormai inevitabile semplicemente perché si trovano all’interno della zona rossa, colpita dall’epidemia di peste suina africana.

Ora c’é davvero bisogno dell’aiuto di tutti. Di Tutti. – è l’ennesimo appello disperato, lanciato dai volontari – Gli animali della Sfattoria sono in pericolo.

A salvarsi saranno soltanto due esemplari, come confermato dai gestori della struttura. Il limite era stato, infatti, fissato dalla Direzione Generale del Ministero della Salute “come numero di suidi da poter accogliere in qualità di animali di affezione, non soggetti alla macellazione preventiva”.

Noi speriamo fino all’ultimo in un epilogo felice e facciamo il tifo per gli attivisti e gli animali della Sfattoria!

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Fonte: Sfattoria degli Ultimi

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