Circhi con animali: in Italia niente più soldi pubblici in cinque anni

Niente più finanziamenti pubblici ai circhi con animali in Italia. I contributi ministeriali assegnati dal Fondo Unico dello Spettacolo agli spettacoli con animali, ancora quest'anno più di 3 milioni di euro, dovranno essere azzerati entro cinque anni e impiegati per la riconversione delle attività.

Niente più finanziamenti pubblici ai circhi con animali in Italia. I contributi ministeriali assegnati dal Fondo Unico dello Spettacolo agli spettacoli con animali, ancora quest’anno più di 3 milioni di euro, dovranno essere azzerati entro cinque anni e impiegati per la riconversione delle attività.

Lo ha stabilito ieri l’Aula del Senato a larghissima maggioranza, nella conversione del decreto-legge sulla tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Con il parere positivo del Ministro della Cultura Massimo Bray, ora anche i circhi contemporanei e i circhi senza animali potranno finalmente usufruire di questi fondi. Per la LAV si tratta di una inequivocabile bocciatura morale e sostanziale dell’uso degli animali nei circhi, della loro prigionia e delle loro costrizioni, e un primo importante passo legislativo in favore del divertimento e della cultura senza sofferenze per gli animali.

Immediata la replica dell’Ente Nazionale Circhi:il Senato oggi ha dimostrato inequivocabilmente di essere lontano anni luce dal Paese reale. I senatori non si sono resi minimamente conto di ciò che li circonda, altrimenti avrebbero dovuto prendere dignitosamente atto che il circo vive – attesa la marginalità economica dell’intervento pubblico – per una semplicissima ed elementare ragione e cioè che viene frequentato dal popolo pagante, circostanza non comune a molti altri settori. Se fosse vero il contrario, il circo avrebbe fatto da decenni la fine di molte altre categorie“, dichiara il presidente Antonio Buccioni.

Esprimendo riconoscimento per le parole spese in aula dai senatori Carlo Giovanardi (Pdl) e Roberto Calderoli (Lega Nord), così come per l’azione complessiva dell’Agis e di alte personalità a sostegno dei circhi con animali, Buccioni continua: “chi si è improvvisato competente senza esserlo, sostenendo che al circo in Italia non ci va più nessuno e che sarebbe cambiata la sensibilità popolare, ha dimostrato una grande ignoranza perché la realtà rivela esattamente il contrario. Sentir parlare questo pomeriggio i senatori, e lo dico perché ho seguito tutto il dibattito in diretta, a me ha dato la netta impressione di ascoltare persone ignare del mondo in cui vivono. Se ne deduce una distanza abissale fra Senato e popolo“.

Ma l’Enpa non è d’accordo. “Ringraziamo il ministro della Cultura, Massimo Bray, per avere dato, con sensibile attenzione e in sintonia con la stragrande maggioranza degli italiani, parere positivo ai tagli sui circhi con animali. Del resto, se, come affermano taluni, il circo con animali riscuote così tanto consenso di pubblico, che bisogno hanno i circensi di continuare ad usufruire dei contributi pubblici a valere sul Fus (Fondo Unico dello Spettacolo)?”, risponde la Protezione Animali.

Forse la realtà non è quella che descrivono i circensi. “Come testimoniano autorevoli centri di ricerca sull’orientamento dell’opinione pubblica, è un fatto incontrovertibile che gli italiani siano sempre sensibili alla tutela degli animali e, di conseguenza, meno inclini a sostenere, sia pure indirettamente, attività che comportano sfruttamento e sofferenza per altri esseri viventi. E che spesso, di recente, sono state al centro di gravi fatti di cronaca. Riteniamo inoltre inqualificabile che il presidente dell’Ente Nazionale Circhi abbia sostenuto che i senatori della Repubblica Italiana avrebbero votato senza consapevolezza“, conclude l’Enpa.

Chi ama gli spettacoli etici e cruelty free, che non si arrischiscono sulla prigionia di creature rubate ai loro habitat e privati di esprimersi secondo natura, ora si auguria che la votazione del Senato rappresenti solo il primo passo verso lo stop per i circhi con animali, come già deliberato da altri Paesi in Europa e nel resto del mondo.

Roberta Ragni

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