Pescati a Taranto e venduti per pochi euro in Cina per diventare potenti afrodisiaci o ingredienti di un liquore. Parliamo dei cavallucci marini e delle oloturie, specie protette in Italia, che viaggiano verso il mercato orientale in maniera del tutto illegale.
Pescati a Taranto e venduti per pochi euro in Cina per diventare potenti afrodisiaci o ingredienti di un liquore. Parliamo dei cavallucci marini e delle oloturie, specie protette in Italia, che viaggiano verso il mercato orientale in maniera del tutto illegale.
La denuncia arriva dall’ambientalista Luciano Manna che tramite VeraLeaks racconta e documenta come funziona il mercato illegale dei cavallucci marini e delle oloturie. Il tutto si svolge online tramite WeChat (Weixin).
“Nella chat on line viaggia la reperibilità dei fornitori che contatta i propri clienti con tanto di indicazione dell’username da contattare per gli acquisti. Verso il mercato cinese viaggiano oloturie e cavallucci marini che vengono pescati nel mar Piccolo e nel mar Grande di Taranto provocando, così, un grave danno ambientale al nostro ecosistema marino. Un vero e proprio ecoreato”, si legge.
I cavallucci marini sono una specie in via d’estinzione eppure continuano ad essere catturati, essiccati al sole e grattugiati.
Uno degli animali più belli al mondo viene ucciso e usato come rimedi per la medicina cinese, senza considerare poi che il cavalluccio marino è protetto dal Convention on International Trade in Endangered Species eppure in Cina i negozi sono pieni di barattoli che li contengono come se fossero delle normali caramelle.
Questi animali marini vengono utilizzati nella medicina locale come potenti afrodisiaci.
Le fotografie di VeraLeaks mostrano qualcosa di sconcertante. I cavallucci sono in
“eleganti cadeaux dove sono ben indicate provenienza geografica per attestarne qualità e prestigio così come avviene in una vera e propria filiera certificata. Negli ideogrammi cinesi, ad esempio, oltre ai nomi dei prodotti, si legge la parola “Italia, Mediterraneo”.
Ma come funziona la filiera? Secondo Manna, l’export cinese ha il consenso di pescatori locali, tarantini, che vendono il prodotto ad un intermediario che a sua volta lo porta in una attività commerciale cinese che provvede all’inscatolamento e alla spedizione in oriente.
La chat, sulla piattaforma Wechat che gode di ottimi sistemi di criptazione dei messaggi, viene utilizzata proprio per creare i legami, conoscenze e conseguenti affari tra questi intermediari.
“I volumi ed i guadagni sono molto alti. Per le oloturie si parte da un irrisorio guadagno di circa 80 centesimi di euro al chilogrammo, da parte del pescatore locale, ai 50 euro al giorno per chi provvede alla pulizia del prodotto che poi lo vende a 7 euro al chilo allo spedizioniere che a sua volta lo immette nel mercato cinese a cifre che vanno dai 200 ai 600 dollari al chilogrammo. Affari milionari generati da ecoreati che devastano il nostro già compromesso equilibrio marino”.
Manna si chiede, l’export cinese si rifornisce nei nostri mari e non ha inflessioni nonostante i controlli e le denunce, com’è possibile?
“I clienti cinesi possono contare sull’organizzazione di diversi loro connazionali ben radicati nel territorio tarantino e che ancora oggi conducono traffici illeciti che puntano alla commercializzazione di oloturie e cavallucci marini”.
Animali che poi finiscono come souvenir o liquori, il tutto mentre esistono leggi apposite che vietano qualsiasi tipo di commercializzazione.
La prima norma di legge che vieta di pesca delle oloturie (sino al 31 dicembre 2019) è del 27 febbraio 2018.
Ricordiamo l’estrema importanza di cavallucci e delle oloturie per l’ecosistema marino in virtù del fatto che quest’ultimo mollusco ha una alta capacità depurativa delle acque con notevole carica batterica.
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Dominella Trunfio
Fonte e foto: VeraLeaks