Cavalli selvaggi dell’Aveto: catturati e tenuti nel recinto fatiscente

I cavalli dell'Avedo sono di nuovo in pericolo. Nell'area del Parco Naturale Regionale dell'Aveto, in Liguria, tra pascoli e faggete, vive un branco di cavalli selvaggi composto da una quarantina di capi. Eredi di un piccolo gruppo, il cui proprietario morì una quindicina di anni fa, sono sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura.

I cavalli dell’Avedo sono di nuovo in pericolo. Nell’area del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, in Liguria, tra pascoli e faggete, vive un branco di cavalli selvaggi composto da una quarantina di capi. Eredi di un piccolo gruppo, il cui proprietario morì una quindicina di anni fa, sono sopravvissuti adattandosi alla perfezione alla vita in natura.

L’incontro con i cavalli di razza bardigiana, che da decenni trascorrono le estati in alpeggio, ha permesso la riproduzione e la nascita di nuove famiglie che, nell’ultimo decennio, non hanno mai avuto rapporti con l’uomo. Il loro comportamento in natura è del tutto comparabile a quello dei Mustang delle praterie americane e dei cavalli di Przewalski della Mongolia.

Questo branco è una risorsa naturalistica unica, anche per il rapporto con l’ambiente e la conservazione dell’habitat. Proprio come i cavallini della Giara. Come è possibile dunque ritrovare 9 esemplari detenuti in un recinto fatiscente, alcuni con evidenti ferite?

La denuncia arriva dalla pagina Facebook de I cavalli selvaggi dell’Aveto Wild Horse Watching, con tanto di prove fotografiche. Ci sarebbe anche una cavalla morta di parto per lo stress della cattura e della prigionia (era già successo due anni fa) e un puledro orfano, con poche probabilità di sopravvivere se non gestito da mani esperte.

Altre due cavalle in avanzato stato di gravidanza corrono gli stessi rischi, mentre i floridi stalloni stanno dimagrendo a vista d’occhio, nonostante le il fieno, che non ha mai fatto parte della loro dieta. Appaiono avviliti e umiliati. Questi i risultati per pochi giorni prigionia. Questi i fatti, gravissimi. Questi sono i nuovi risultati dell’intolleranza umana, già testimoniata dalla fucilazione di due capi nel 2009.

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A compiere la cattura è stato il Comune di Borzonasca. “Da tempo erano troppo vicini alle case, soprattutto nella zona di Temossi e Bertigaro con danni anche per chi abita in quelle frazioni – spiega il sindaco Giuseppino Maschio al Secolo XIX –. Abbiamo provato in più occasioni a rimandarli verso monte, in particolare verso i laghi di Giacopiane. Ma ogni volta tornavano. Un esemplare è finito anche sulla strada e ha causato un incidente. Siamo stati costretti ad abbatterlo. A quel punto la cattura è diventata obbligata”.

Quale sarà ora il destino di questi cavalli? Il macello? L’adozione? La castrazione? In ogni caso l’allontanamento. L’invito dell’associazione è quello di far sentire la propria voce per la sopravvivenza dell’ultimo branco selvaggio. L’indirizzo del sindaco è sindacoborzonasca@gmail.com

Roberta Ragni

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