Milioni di cavallette continuano a devastare la Sardegna: l’invasione del 2020 è ‘la più massiccia degli ultimi 70 anni’

Milioni di cavallette continuano a devastare la Sardegna e l'invasione del 2020 è 'la più massiccia degli ultimi 70 anni'.

Milioni di cavallette stanno devastando la Sardegna, ricomparse non solo nella valle del Tirso, come ha dichiarato la Coldiretti Nuoro Ogliastra a maggio lanciando l’allarme, ma anche oltre. Lo ha sottolineato la Coldiretti Nord Sardegna, dichiarando che hanno occupato le campagne del Goceano, specialmente Bultei, Anela, Bono, Bottida e in parte Pattada, con segnalazioni anche a Escalaplano.

E così sono andati distrutti circa 25.000 ettari di coltivazioni, con danni nel 50% dei casi.

Già l’anno scorso si era verificata un’invasione simile con moltissimi ettari di terra occupati dalle locuste, che causarono grosse perdite a circa 20 aziende agricole ubicate tra Ottana, Bolotana, Orotelli e Orani. Ora, in un periodo già di per sé difficile a causa del coronavirus, l’incubo si ripete.

Il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra, Leonardo Salis, a maggio aveva dichiarato:

“Purtroppo il problema si è materializzando anche quest’anno. Un anno orribile con le aziende già seriamente provate dall’emergenza del Coronavirus oltre che da tutte le altre problematiche che conosciamo, non ultima quella dei cambiamenti climatici. Da oltre 20 giorni stiamo monitorando la situazione insieme alle aziende agricole interessate e allo stesso tempo ci stiamo già attivando presso le istituzioni per chiedere interventi immediati per contenerne la diffusione”.

E a inizio giugno il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra, Alessandro Serra, ha specificato che purtroppo bloccare le locuste in questa fase ormai avanzata è difficile, e l’unica speranza risiede nell’intervento dei predatori naturali come gli uccelli.

A sua volta il presidente della Coldiretti di Bultei, Matteo Orritos, ha dichiarato che si tratta di una piaga che sta causando ingenti perdite:

“E’ una piaga, sono milioni e ci stanno causando ingenti perdite, saremo costretti fra qualche giorno ad acquistare mangime e foraggio perché quello che rimane del nostro è insufficiente e dobbiamo utilizzarlo anche come surrogato dei pascoli. Solo quando le vedi ti rendi conto di quante sono e del danno che arrecano. A Bultei stiamo anche raccogliendo le firme per presentarle al sindaco”.

Coldiretti già da tempo denuncia la problematica delle invasioni di locuste, dovuta soprattutto ai cambiamenti climatici che determinano lunghi periodi di siccità alternati a intensi periodi di piogge, e alle numerose terre incolte presenti sul territorio sardo, a loro volta dovute alla crisi delle campagne legata a remunerazioni dei prodotti agricoli inferiori ai costi di produzione. Cosa che incide ovviamente sulle attività agricole rendendole insostenibili e che si inserisce nel quadro più ampio di una politica agricola che privilegia gli interessi dei grandi gruppi transnazionali.

Una vera e propria catastrofe biologica che ha indotto gli agricoltori locali, e i Comuni più colpiti, a voler chiedere lo stato di calamità naturale vista la situazione già tragica di molte imprese agricole locali colpite dalla crisi economica conseguente al coronavirus “con 6 aziende su 10 (58%) che hanno registrato una diminuzione dell’attività.”

In realtà non solo la Sardegna si sta confrontando con questo problema, le locuste sono proliferate in numero preoccupante anche in altri paesi tant’è che la Banca Mondiale ha definito l’invasione del 2020 “la più massiccia degli ultimi 70 anni” con ben 23 paesi minacciati “tra Africa orientale, Medio Oriente e Asia“.

Le cause? Sempre i cambiamenti climatici che avrebbero aumentato il caldo torrido “in un 2020 che si classifica come il più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,41 gradi rispetto alla media“, secondo Coldiretti. Condizioni climatiche che causano “uno sviluppo anomalo di questo insetto con “invasioni bibliche” che, ricordando quelle del passato, causano gravissimi danni alle campagne ma possono raggiungere anche le città“, colpendo quindi non solo i campi ma anche orti e giardini.

FONTI: Coldiretti/Coldiretti Nord Sardegna

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