L’altra faccia della carne di cavallo: l’inchiesta che svela le atrocità della carne equina importata

La carne di cavallo che mangiamo potrebbe provenire da cavalli denutriti, malati e maltrattati o da cavalli da corsa dopati

Sebbene negli ultimi dieci anni il consumo di carne di cavallo in Italia sia nettamente diminuito, secondo i dati Istat nel 2018 abbiamo macellato più di 20mila esemplari all’interno del paese e importato 27647 tonnellate di carni equine. Nonostante il nostro Paese sia un grande produttore, la maggior parte della carne di cavallo disponibile nei supermercati e nelle macellerie proviene dall’estero, in particolare da Argentina, Uruguay e Canada, paesi che esportano carne equina soprattutto in Europa, Russia e Asia.

Uno scioccante video realizzato dall’associazione svizzera Tierschutzbund Zürich (TSB) e dalla Animal Welfare Foundation (AWF), ha mostrato le terribili condizioni in cui i cavalli vengono trattati in questi paesi da cui ci riforniamo.

Scene drammatiche, in cui centinaia di cavalli appaiono denutriti, malati, feriti e, nonostante le condizioni di salute già precarie, vengono picchiati, tenuti all’aperto mentre fuori nevica copiosamente, lasciati agonizzare e morire senza intervenire in alcun modo.

Oltre alle condizioni disastrose in cui vengono detenuti questi animali, i membri del Centro de Rescate y Rehabilitación Equino (CRRE) argentino sottolinea anche come gli esportatori comprano i cavalli:

“La tecnica di questi esportatori è di comprare cavalli a buon mercato nelle aste o di rubare i cavalli da corsa, quindi di utilizzare diversi certificati sanitari inizialmente rilasciati per un solo animale”, ha dichiarato Alexis Ruffat del CRRE.

In questo modo è praticamente impossibile garantire la tracciabilità delle carni messe in commercio e ci sono ragionevoli dubbi sulla qualità della carne che arriva nei piatti dei consumatori, poiché non vengono effettuati i dovuti controlli.

Le carni equine provenienti dai cavalli da corsa possono contenere ad esempio residui di farmaci e droghe non ammessi nelle carni destinate al consumo umano, ma potrebbero anche essere contaminate da microrganismi patogeni per l’uomo, dato che le pratiche di macellazione potrebbero non rispettare le regole.

Per tranquillizzare i consumatori, diverse aziende del settore hanno lanciato nel 2017 il progetto Respectful life, grazie al quale i produttori aderenti hanno elaborato una serie di regole di buone pratiche a garanzia del benessere dei cavalli.

Le aziende coinvolte in questo progetto hanno anche adottato un marchio da apporre volontariamente sulle confezioni dei loro prodotti. Le associazioni che hanno realizzato il documentario hanno però sollevato perplessità sulle garanzie di tale marchio e consigliano di non acquistare carni equine provenienti da Uruguay, Argentina e Canada.

Fino a quando le autorità dei paesi europei non interverranno per richiedere controlli più rigidi sulla tracciabilità e sulla qualità delle carni importate, meglio duqnue rivolgersi al mercato nazionale.

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Tatiana Maselli

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