Nel 2014 entrerà in vigore la certificazione Europea di commestibilità richiesta dalla società "Xinshipu Ltd", che consentirà l'importazione di carni congelate di cane per la commercializzazione legale nei Supermarket gastronomici etnici. È questa la notizia che sta circolando sul web negli ultimi giorni, peccato che non ci sia niente di vero.
Nel 2014 entrerà in vigore la certificazione Europea di commestibilità richiesta dalla società “Xinshipu Ltd”, che consentirà l’importazione di carni congelate di cane per la commercializzazione legale nei Supermarket gastronomici etnici. È questa la notizia che sta circolando sul web negli ultimi giorni, peccato che non ci sia assolutamente niente di vero.
Sono diversi i siti e i blog, così come le pagine Facebook, che hanno “abboccato”, prendendolo per buono, all’articolo pubblicato in prima battuta sul sito “burlone” Corriere del Mattino. Anche perché, come spiega lo stesso post, la carne di cane è realmente un alimento consumato nell’Asia Orientale, dove alcune razze canine sono allevate appositamente per la macellazione. Si stima che ogni giorni circa 30.000 cani vengono uccisi in Cina per la loro carne o per la pelliccia.
Per cominciare, però, la certificazione Europea di commestibilità non esista, così come sembra non essere reale la fantomatica Xinshipu Ltd. Ne è una conferma il fatto che a Bruxelles, nei comitati di sicurezza alimentare, non si è mai discusso di questo tema. Lo assicura all’Adnkronos Silvio Borrello, persino il direttore generale del dipartimento del ministero della Salute, che si occupa dell’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione.
“Ho consultato dei colleghi europei dopo aver letto la notizia. Che a quanto mi risulta è priva di qualsiasi fondamento. Non se ne è mai parlato a livello di sicurezza alimentare“, spiega l’esperto, interpellato per chiarire la bufala diventata ormai virale.
Oltretutto, ha aggiunto,
“dal momento che questa carne non è nella tradizione alimentare dei Paesi europei, nel caso dovrebbe essere considerata un nuovo alimento e rispettare tutta una procedura particolare. Prima che si arrivi a dare il via libera alla sua importazione dovrebbero essere consultati i comitati veterinari e sanitari, gli stabilimenti dovrebbero essere autorizzati, insomma occorrerebbe fare tutta una lista di passaggi a garanzia dei consumatori”.
Si sarebbe trattato, in pratica, dell’ennessimo esperimento sociale, che ha puntato tutta la sua viralità sulla nostra percezione dei cani come animali di affezione e del sempre più diffuso razzismo nei confronti di popoli con tradizioni, seppur discutibili, diverse dalle nostre. È così che hanno colto nel segno gli “spacciatori” di bufale professionisti di “un sito satirico“, che spiega chiaramente come “alcuni articoli contenuti in esso siano da ritenere tali“. A volte è sufficiente risalire alle fonti e leggere per non cascarci.
Roberta Ragni
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