Perché il cane Togo andrebbe ricordato più di Balto per la “Corsa al siero”

Togo e Balto furono i cani da slitta passati alla storia per aver salvato numerose vite durante un’epidemia di difterite. Mentre Balto è sempre stato osannato dalla cultura popolare, un ruolo fondamentale lo ebbe Togo

È un grande classico dei film natalizi, una pellicola che si rivede periodicamente ogni anno in famiglia. Stiamo parlando del film d’animazione “Balto” del 1995, cui ha avuto seguito un secondo lungometraggio intitolato “Togo – Una grande amicizia” del 2019, ispirato ad una storia vera.

I protagonisti sono i cani da slitta Balto e Togo che, insieme al leggendario conduttore Leonhard Seppala, hanno raggiunto con successo la città di Nome in una corsa contro il tempo fra i ghiacci dell’Alaska per salvare numerose vite.

La Corsa al siero

Per chi non avesse ben chiaro a cosa ci riferiamo, vi rinfreschiamo la memoria. Leonhard Seppala, un musher norvegese naturalizzato statunitense, aveva addestrato i due cani Siberian Husky, Togo e Balto, per una spedizione al Polo Nord nel 1914. Tuttavia, a causa della prima guerra mondiale, la spedizione fu annullata.

Nel gennaio 1925, Nome fu colpita da un’epidemia di difterite con un tasso di mortalità elevatissimo dal 75% al 99,99%. Per salvare vite umane, era necessario trasportare urgentemente l’antitossina (o siero come venne chiamata successivamente) da Nenana a Nome.

Ciò significava dar vita ad una missione estremamente rischiosa: gettarsi fra i ghiacci dell’Alaska in uno degli inverni più rigidi degli ultimi 20 anni organizzando una staffetta lunga 1085 chilometri. Bisognava recuperare il medicinale nella città più vicina per poi tornare indietro e somministrare il siero ai malati.

Quella che venne ribattezzata “Corsa al siero” coinvolgeva una staffetta di musher e cani da slitta che si alternavano per coprire la distanza di 1085 chilometri. Seppala, con i suoi cani Balto e Togo, faceva parte di questa missione vitale.

Partito il 28 gennaio, dopo mille peripezie tra bufere di neve, venti forti e l’attraversamento di punti in cui il ghiaccio era ridotto ad una lastra sottilissima, Seppala grazie alla sua abilità e a quella dei suoi cani riuscì a consegnare il siero al musher successivo della staffetta che arrivò a destinazione con il medicinale il 2 febbraio.

Perché Togo andrebbe ricordato più di Balto

Ma chi erano Togo e Balto che lo accompagnarono? Togo, nato nel 1913, era stato inizialmente considerato troppo malaticcio per essere un cane da slitta, ma la sua determinazione e il suo ritorno da Seppala dopo essere stato dato in adozione dimostrarono il suo spirito indomito.

Balto, invece, era più giovane di sei anni, non aveva eccelso nel suo passato da cane da slitta. Solo dopo la loro impresa Togo e Balto divennero famosi e furono celebrati in diverse rappresentazioni cinematografiche. Togo visse fino al 1929, mentre Balto trascorse gli ultimi anni al Cleveland Zoo e morì nel 1933.

Balto è il cane che più è stato ricordato nei film e nelle leggende su questa vicenda, ma ciò che gli permise davvero di diventare famoso fu il fatto di aver guidato la muta nell’ultimo tratto della missione. In realtà, però, gran parte dell’impresa la fece Togo che percorse il tratto più lungo e pericoloso di tutti conducendo la squadra per oltre 500 km.

La squadra che si occupò di percorrere l’ultimo tratto e di consegnare le medicine alla città di Nome era tuttavia capitanata da un altro musher, Gunnar Kaasen, il cui team era guidato da Balto (di proprietà dello stesso Seppala). Proprio per questo, avendo simbolicamente portato a termine la missione, Balto passò alla storia.

Ovunque, ma non in Alaska dove si sapeva – anche grazie alla testimonianza di Seppala – che era Togo era il vero eroe. Il musher più volte espresse il suo disappunto per Balto e per come era stato esaltata la sua figura a dispetto di quella di Togo che salì alle luci della ribalta solo successivamente.

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