Giornata mondiale del cane: gli animali non sono un lusso, abbassate l’Iva su cibo e spese veterinarie

In occasione della Giornata mondiale del cane, le associazioni chiedono che venga ridotta l'IVA sul cibo per animali e spese veterinarie

Il 26 agosto si celebra la Giornata mondiale del cane, ricorrenza istituita nel 2004 negli Stati Uniti per offrire un riconoscimento al migliore amico dell’uomo.

In occasione di questa giornata, diverse associazioni si sono unite in un appello al Governo, per chiedere una riduzione dell’Iva sugli alimenti per cani e gatti e sulle spese veterinarie.

Oggi, il cibo per gli animali e le prestazioni veterinarie sono gravati dall’aliquota al 22%, come se si trattasse di beni di lusso. In una lettera aperta, Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) sottolinea come invece cibo e cure mediche siano essenziali per il benessere degli animali da compagnia.

Si stima che in Italia vivano 60 milioni di cani e gatti e che circa il 40% delle famiglie ospiti almeno un cane o un gatto.

Le persone che si prendono cura di un animale da compagnia, oltre a godere dell’amore incondizionato di un amico a quattro zampe e del benessere psicologico fornito da questi animali, contribuiscono anche a combattere il randagismo, poiché spesso si tratta di cani e gatti sottratti dalla strada.

Chi decide di tenere con sé un animale domestico sostiene diverse spese e, anziché gravare sulla collettività, solleva lo Stato da svariati costi. Nonostante ciò, si ritrova a dover sborsare il massimo dell’Iva per acquistare croccantini e pappe o per vaccinare cani e gatti e nella crisi post-emergenza potrebbe trovarsi in difficoltà a garantire il benessere e la salute dei propri animali.

Per tutti questi motivi, in occasione della Giornata mondiale del cane le associazioni chiedono che l’imposta su questi beni e servizi sia portata al 10%.

“L’impoverimento economico determinato dall’emergenza Covid-19 renderà ancora più gravoso sopportare questo peso fiscale da parte dei contribuenti privati, con il rischio di deprimere la domanda di salute e di benessere animale”, si legge nella lettera aperta.

Fonte di riferimento: Assalco

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