Abbiamo portato noi i cani nelle Americhe, millenni prima di Cristoforo Colombo

Come sono arrivati ​​i cani nelle Americhe? Un antico frammento d'osso contiene indizi che potrebbero rivelare novità inaspettate

Altro che Cristoforo Colombo. Gli Europei potrebbero aver messo piede in America migliaia di anni prima, insieme ai loro cani. Lo rivela un antico osso ritrovato in Alaska, risalente a 10mila anni fa. Secondo il piccolo frammento, all’epoca alcuni esseri umani sarebbero migrati in Nord America coi loro cani al seguito.

Che siano i migliori amici dell’uomo da millenni, lo si sapeva già ma ora un nuovo studio condotto dall’Università di Buffalo ha fatto un’altra sensazionale scoperta. Un piccolo frammento osseo risalente trovato lungo la costa dell’Alaska potrebbe essere la più antica testimonianza della presenza di cani domestici nel Nord America. Secondo i ricercatori,  potrebbe essere anche la prova del percorso intrapreso dal primo gruppo di persone che ha attraversato l’Eurasia verso il Nord America.

Una scoperta casuale

Il team guidato da Charlotte Lindqvist, professoressa associata di scienze biologiche dell’Università di Buffalo, non aveva deciso di studiare i cani. Gli scienziati si sono imbattuti nel frammento del femore durante il sequenziamento del DNA da una raccolta di centinaia di ossa scavate anni prima nel sud-est dell’Alaska da ricercatori tra cui Timothy Heaton, professore di scienze della terra presso l’Università del South Dakota.

“Tutto è iniziato con il nostro interesse per il modo in cui i cambiamenti climatici dell’era glaciale hanno influenzato la sopravvivenza e i movimenti degli animali in questa regione”, afferma Lindqvist. “Il sud-est dell’Alaska potrebbe essere servito come una sorta di punto di sosta senza ghiaccio, e ora, con il nostro cane, pensiamo che la migrazione umana precoce attraverso la regione potrebbe essere stata molto più importante di quanto si immaginasse”.

Inizialmente si pensava che il frammento appartenesse a un orso ma dopo l’analisi del DNA mitocondriale gli scienziati hanno concluso che si trattava di un cane. Così hanno confrontato il genoma mitocondriale con quello di altri cani antichi e moderni. L’analisi ha mostrato che l’animale condivideva un antenato comune circa 16.000 anni fa con i cani americani vissuti prima dell’arrivo dei colonizzatori europei. Il DNA mitocondriale, ereditato dalla madre, rappresenta una piccola frazione del DNA completo di un organismo.

cani oss

©Douglas Levere / University at Buffalo

In altre parole, il DNA apparteneva a una stirpe la cui storia evolutiva divergeva da quella dei cani siberiani già 16.700 anni fa.  Il frammento osseo, trovato nel sud-est dell’Alaska, infatti apparteneva a un cane vissuto esattamente 10.150 anni fa.

cani ossa

©Douglas Levere / University at Buffalo

Gli scienziati sostengono che tali resti siano la chiave per stabilire quando uomini e cani siano arrivati per la prima volta nelle Americhe e quale strada abbiano percorso, probabilmente una rotta costiera che includeva il sud-est dell’Alaska.

“Ora abbiamo prove genetiche di un antico cane trovato lungo la costa dell’Alaska. Poiché i cani sono un proxy per l’occupazione umana, i nostri dati aiutano a fornire non solo un tempo, ma anche un luogo per l’ingresso di cani e persone nelle Americhe” ha detto Charlotte Lindqvist, professoressa associata di scienze biologiche dell’Università di Buffalo. “La documentazione fossile di antichi cani nelle Americhe è incompleta, quindi qualsiasi nuovo residuo trovato fornisce importanti indizi” ha aggiunto Flavio Augusto da Silva Coelho, dottorando in scienze biologiche.

Secondo Lindqvist, i cani non sono arrivati ​​tutti in una volta nelle Americhe. Ad esempio, alcuni cani artici arrivarono più tardi dall’Asia orientale con la cultura Thule. Altri furono portati nelle Americhe dai colonizzatori europei.

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©Bob Wilder / University at Buffalo

“Il nostro cane del sud-est dell’Alaska supporta l’ipotesi che il primo cane e la migrazione umana siano avvenuti attraverso la rotta costiera del Pacifico nord-occidentale non dal corridoio continentale centrale, che si ritiene sia diventato praticabile solo circa 13.000 anni fa”, osserva Coelho.

Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the Royal Society B.

Fonti di riferimento: University of Buffalo, RoyalSocietyPublishing,

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