La triste storia di come il Boston Terrier ha “perso” il suo naso

Il Boston Terrier originariamente non aveva il muso così schiacciato. Nel corso degli anni sono state fatte alcune modifiche alla razza.

Il Boston Terrier originariamente non aveva il muso così schiacciato. Nel corso degli anni sono state fatte alcune modifiche alla razza.

Oggi siamo abituati a riconoscere i cani di razza Boston Terrier anche per via del loro caratteristico muso schiacciato. Ma davvero in pochi sanno che questi cani non sono stati sempre così ed è solo ad un certo punto della loro storia che hanno “perso” il naso, ovviamente per velleità puramente umane. A raccontare  e ricostruire le tappe dell’evoluzione del muso di questa razza di cani brachicefali  è Jemima Harrison, produttrice televisiva inglese di documentari scientifici.

Come si può leggere sul blog della Harrison, diventata molto nota in Gran Bretagna per via dei suoi documentari – in particolar modo “Pedigree Dogs Exposed” – che invitano a riflettere sulle particolarità e disturbi dei cani di razza “modificati” dall’uomo, il Boston Terrier originariamente aveva una fisionomia del muso diversa.

La Harrison mostra la fotografia del Boston Terrier che ha vinto una competizione canina negli Usa all’inizio di quest’anno. Una vera campionessa che però, se fotografata di profilo, mostra un muso davvero troppo schiacciato.

boston terrier campionessa

© pedigree dogs exposed

Il confronto con un campione della stessa razza del 1910 è evidente. Si vede, infatti, come il muso non sia uguale e spicchi in bella vista un naso molto più pronunciato.

boston terrier campione 1910

© pedigree dogs exposed

Cosa è successo nel corso di questi anni?

Il Boston Terrier fu riconosciuto per la prima volta negli Stati Uniti nel 1890. A quel tempo i ritratti  del Boston Breeders Club Dog Show mostrano musi e nasi che, anche se di varie lunghezze, sono tutti molto evidenti.

Nello standard di razza del 1910 si afferma questo:

“MUSO – Corto, quadrato, largo e profondo, senza rughe …. mascella larga e quadrata, con denti corti e regolari”

Dieci anni dopo, ci fu però una revisione che includeva una lunghezza massima del muso:

“MUSO: corto, quadrato, largo e profondo e proporzionato al cranio; senza rughe; più corto in lunghezza che in larghezza e profondità, non eccedente in lunghezza circa un terzo della lunghezza del cranio; larghezza e profondità portate bene all’estremità; il muso dallo stop all’estremità del tartufo su una linea parallela alla sommità del cranio”

Nel 1919, il National Geographic Book of Dogs descrisse il muso del Boston in questo modo:

“La faccia è intelligente, piuttosto quadrata, il naso, sebbene corto, non è spinto verso l’interno e le mascelle sono regolari, larghe e abbastanza profonde”

Nel 1926, lo storico della razza E J Rousuck aggiunse un ulteriore chiarimento sulle proporzioni del muso:

“Conformandosi al contorno di quasi ogni altra parte della testa del Boston, il muso deve essere quadrato. Deve essere un quadrato il più perfetto possibile, con larghezza, profondità e lunghezza quasi uguali. (…) Il muso dovrebbe fuoriuscire ad angolo retto dallo stop, la sua lunghezza non eccedere un terzo dell’intera testa, cioè la distanza dalla punta del naso all’indietro orizzontalmente fino all’inserimento delle orecchie, dovrebbe misurare tre volte la lunghezza del muso”

Lo standard dell’American Kennel Club (AKC) di oggi dice invece questo:

“Il muso è corto, quadrato, largo e profondo e in proporzione al cranio. È privo di rughe, più corto in lunghezza che in larghezza o profondità; non supera in lunghezza circa un terzo della lunghezza del cranio”

E ora consente anche un protrusione dell’arcata inferiore, mai parte dello standard originale.

“La mascella è ampia e quadrata con denti corti e regolari. Il morso è uniforme o sufficientemente rivolto in avanti per squadrare il muso”

La Harrison spiega che vi sono 3 ragioni principali del cambiamento dei parametri del muso e del naso nel corso degli anni che sintetizza così:

  • spettacolarità (che spesso porta ad esagerare)
  • culto della brachicefalia (che ha trasformato nel tempo diverse razze e ne minaccia ancora molte altre)
  • problemi degli allevatori nel decifrare con precisione gli standard di razza

Alcuni allevatori interpretano (o hanno interpretato) un po’ a loro modo gli standard di razza e, dopo che il muso corto è stato rimosso come difetto, non c’è più nulla che gli impedisca di allevare Bulldog terrier come li vediamo oggi, arrivando fino all’estremo come nel caso del campione Usa.

Un allevatore di Boston ha interpretato le proporzioni del vincitore in alto come corrette nella seguente illustrazione, comparsa sulla pagina Facebook Cruffa, creata e gestita dalla stessa Jemima Harrison con lo scopo di apportare un cambiamento per i cani brachiocefalici estremi, creando consapevolezza e facendo pressione affinché si smetta di utilizzarli in pubblicità o sui media così da ridurne la visibilità e contribuire a fermare la domanda di queste razze.

© pedigree dogs exposed

La Harrison scrive:

“Lasciando da parte il fatto che ‘muso’ non può significare solo la mandibola (mascella inferiore), è un’interpretazione chiaramente sbagliata dello standard di razza. Il cranio di un cane non è solo dall’occipite allo stop – è l’intera testa, come EJ Rousuck ha chiarito nel 1926, scrivendo: ‘Il muso dovrebbe uscire perpendicolarmente dallo stop, la sua lunghezza non superiore a un terzo dell’intera testa, che è, la distanza dalla punta del naso indietro orizzontalmente fino all’inserimento delle orecchie, dovrebbe misurare tre volte la lunghezza'”

Suggerire diversamente sarebbe considerato un nonsenso da qualsiasi anatomista, aggiunge la documentarista, ma questo errore compare anche in altre razze dove è stato utilizzato anche per giustificare un crescente desiderio di brachicefalia.

“Ora è vero che c’è stata qualche variazione nella lunghezza del muso nel corso degli anni, ed è possibile trovare campioni passati con un muso molto corto ma solo di recente questo ha portato a cani estremi come il campione degli Stati Uniti” scrive la Harrison.

Gli allevatori in alcuni casi si definiscono anche di “conservazione”,  più o meno consapevoli del fatto che i cani che stanno allevando oggi spesso non assomigliano affatto a quelli originari.

Le conseguenze del muso schiacciato

Fortunatamente il Boston, respira meglio dei cani a lui simili come i Bulldog Francesi e i Carlino ma, spiega la Harrison, non si tratta solo di respirare (anche alcuni Boston tra l’altro fanno fatica). I musi dei cani sono infatti il luogo dove si trova il loro sistema di raffreddamento, importantissimo per regolare la temperatura.

Anche le bocche di questi cani gli danno spesso dei problemi: i denti ruotati o troppo vicini possono essere causa di traumi e dolore. La mancanza di un muso con un naso pronunciato rende anche gli occhi molto più vulnerabili.

Una storia con un finale triste, dunque, un cambiamento che ha portato non pochi problemi a questi cani.

Fonte: Pedigree Dogs Exposed

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