Il dramma dei cani da caccia abbandonati al termine della stagione: la Spagna si mobilita per una legge. E in Italia?

Domenica scorsa, migliaia di persone in 39 città spagnole sono scese in piazza contro la caccia, l'abuso, l'abbandono e l'uccisione dei cani da caccia e per chiedere l'approvazione di una legge sulla protezione degli animali.

La stagione della caccia si è chiusa il 30 gennaio e come ogni anno, lascia con sé un bollettino di sangue e orrore. Ma accanto a una strage senza senso, si consuma anche un altro dramma, quello dell’abbandono dei levrieri e in generale, dei cani da caccia che finita la mattanza, non servono più. Domenica scorsa, migliaia di persone in 39 città spagnole sono scese in piazza contro la caccia, l’abuso, l’abbandono e l’uccisione dei cani da caccia e per chiedere l’approvazione di una legge sulla protezione degli animali.

galgos

Avevamo già parlato di questa situazione. I levrieri spagnoli e le altre razze canine utilizzate per la stagione venatoria, se non corrispondono a determinati standard o se hanno deluso in qualche modo le aspettative dei proprietari, dopo una vita di maltrattamenti e abusi, vengono uccisi. Nel peggiore dei modi. Lapidati, impiccati, affogati, bruciati con la benzina, sepolti vivi, torturati. Ogni anno in Spagna sono in 50mila a morire. I galgos (come vengono chiamati i levrieri) sono considerati cani da lavoro e sono esclusi dalle normative in materia di crudeltà di cui godono gli animali domestici. Sono quindi, ‘strumenti da utilizzare’ e poi gettare via quando non servono più. Per questo gli attivisti spagnoli hanno portato in piazza i levrieri con dei cartelli in cui c’è scritto: “Non sono un attrezzo da lavoro, sono un membro della tua famiglia” e chiedono di allargare la normativa sugli animali domestici, ai cani da caccia.

“Chiediamo la fine della caccia e l’utilizzo di levrieri e altri cani da caccia, che dopo la stagione venatoria, vengono gettati in pozzi o burroni”, dicono gli organizzatori della manifestazione spagnola che si svolge ogni anno dal 2011.

“Non ci sono scuse per proseguire l’attività venatorie, è una questione di affari, di morte e di tortura, nonché un vero e proprio attacco alla fauna selvatica”, dicono ancora. Secondo i manifestanti poi sarebbero oltre 12mila i cani abbandonati subito dopo gennaio.

E in Italia?

In Italia, non esiste una legislazione ad hoc per la tutela del cane da caccia, tuttavia la giurisprudenza non fa differenze come succede in Spagna. Il codice penale sanziona, quindi, condotte quali l’abbandono ed il maltrattamento di animali. Tuttavia, come scrive lo Studio legale Antolini, una sentenza (Cass. Pen. Sez. III 20 giugno 2013, n. 38034) si è pronunciata proprio sul reato di maltrattamento di animali da caccia in presenza, ad esempio, di collare elettrico  La Corte, infatti, ha affermato che questo collare è “certamente incompatibile con la natura del cane: esso si fonda sulla produzione di scosse o altri impulsi elettrici che, tramite un comando a distanza, si trasmettono all’animale provocando reazioni varie. Trattasi in sostanza di un addestramento basato esclusivamente sul dolore, lieve o forte che sia, e che incide sull’integrità psicofisica del cane, poiché la somministrazione di scariche elettriche per condizionarne i riflessi ed indurlo tramite stimoli ai comportamenti desiderati produce effetti collaterali quali paura, ansia depressione ed anche aggressività”.

Le norme quindi ci sono, ciò purtroppo non significa che i cani da caccia in Italia possano dormire sogni tranquilli, anche se le pene sono l’arresto e un’ammenda fino a 10mila euro. Molto spesso i cacciatori, una volta finita la caccia, se ne disfano. Basta fare un giro nei canili e vedere gabbie sovraffollate di questi bellissimi cani che hanno alle spalle storie di sofferenze e maltrattamenti.

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