Il cane giraffa. Così è stato soprannominato il cane che si aggirava da qualche giorno tra le strade della città di Bagheria, in provincia di Palermo. Il randagio, oggetto di sevizie e barbarie, presentava una molla o un tubo che gli era stato applicato al collo.
Il cane giraffa. Così è stato soprannominato il cane che si aggirava da qualche giorno tra le strade della città di Bagheria, in provincia di Palermo. Il randagio, oggetto di sevizie e barbarie, presentava una molla o un tubo che gli era stato applicato al collo.
Dopo le prime segnalazioni, l’amministrazione comunale si è attivata con alcune pattuglie di polizia municipale per intercettarlo e tentare di liberarlo dall’oggetto attorcigliata intorno al collo, che lo faceva assomigliare alle donne dell’etnia Kayan, minoranza di lingua tibeto-birmana conosciuta per i tipici anelli da collo che provocano modifiche fisiche al corpo.
In realtà, l’episodio ha poco a che fare con questa usanza, che ha reso famose le donne Kayan come donne “giraffa”: per loro, infatti, gli anelli al collo sono una decisione volontaria, mentre il povero cane non ha avuto scelta ed è stato obbligato da qualche balordo a convivere con la gola costretta in una morsa da cui non poteva liberarsi.
Piuttosto diffidente, come è facile immaginare, il randagio non si è lasciato avvicinare nei primi tentativi di approccio ed è sempre scappato. Ma, per fortuna, dopo l’appello del sindaco di Bagheria, Vincenzo Lo Meo, in cui si invitavano i cittadini a contattare la polizia municipale in caso di avvistamento, il cane è stato ritrovato e liberato dalla molla al collo. Per questo, il sindaco ha ringraziato in una nota le forze della Polizia Municipale, gli operatori dell’ ASVA e dell’ ASP, auspicando che questi episodi non si ripetano mai più.
Roberta Ragni