Cattura per captivazione permanente. In alternativa, l'abbattimento. È quanto stabilisce l'ordinanza della Provincia di Trento per l'orso che tre giorni fa ha aggredito un uomo nei pressi di Cadine. È un nuovo caso Daniza, mamma orsa uccisa per aver difeso i suoi cuccioli. Ma cosa è successo realmente? L'orso è davvero pericoloso?
Cattura per captivazione permanente. In alternativa, l’abbattimento. È quanto stabilisce l’ordinanza della Provincia di Trento per l’orso che tre giorni fa ha aggredito un uomo nei pressi di Cadine. È un nuovo caso Daniza. Ma cosa è successo realmente?
Il 45enne, secondo le sue stesse dichiarazioni, ha avuto una colluttazione con un orso mentre stava facendo jogging accompagnato dal suo cane. Ha subito ripetuti attacchi e, colpito da alcune zampate, ha riportato ferite alla testa, all’addome ed agli arti superiori. Dopo essere stato soccorso e trasportato dall’elicottero del 118, è stato ricoverato al Santa Chiara di Trento.
Il primo obiettivo ora è quello di identificare l’animale attraverso una serie di azioni intensive di monitoraggio e di presidio, già in corso, attuate con squadre di agenti della forestale che da ieri operano nell’area dell’aggressione, anche a tutela della sicurezza della popolazione che frequenta la zona. Così la squadra ha potuto localizzare con precisione il luogo del fatto, in località Comuni di Cadine di Trento, raccogliendo alcuni reperti organici, che potrebbero risultare utili ad identificare l’orso.
Secondo i primi elementi, apparirebbe chiaro, dicono dalla Provincia di Trento, che l’aggressione sia avvenuta senza la minima provocazione da parte della persona interessata. Si ipotizza anche che l’aggressione possa in qualche modo essere collegata a quella avvenuta alcuni giorni fa nei pressi di Zambana. E nel momento in cui un orso attacca senza essere provocato si possono adottare tre provvedimenti: cattura con rilascio e radiocollaraggio, cattura con captivazione, abbattimento.
Insomma, ci risiamo. Ecco un nuovo caso Daniza, mamma orsa uccisa dieci mesi fa, rea di aver protetto la propria prole. Secondo la Lav ancora una volta è stato decretato il futuro di un orso senza neppure darsi il tempo per poter valutare la situazione che ha portato al ferimento dell’uomo.
“Sarebbe stato sufficiente consultare il sito web della Provincia per sapere che Se lo si incontra a breve distanza [l’orso]. Stare calmi e non allarmare l’orso gridando o facendo movimenti bruschi. Tutto l’opposto di quanto risulterebbe aver fatto il signor Molinari, che in una sua dichiarazione afferma di avere “alzato le braccia al cielo e urlato con tutto il fiato che avevo in gola”. Ed ancora, sempre dallo stesso sito della provincia, apprendiamo che il Presidente Rossi, a fronte del pagamento della modica cifra di 2€, avrebbe potuto acquistare una copia in lingua italiana del volume “L’orso bruno è pericoloso?” dalla quale avrebbe potuto apprendere che uno dei “fattori che incrementano l’aggressività” dell’orso, è la “presenza di un cane nelle vicinanze” evento puntualmente riscontrato nel fatto accaduto a Cadine”, tuona l’associazione.
Questo orso, quindi, è davvero pericoloso o no? Per gli animalisti, dal quadro esposto l’orso è stato provocato, una eventualità non contemplata nel PACOBACE (Piano di Azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi Centro-Orientali), il piano d’azione che contiene le azioni da attivare nei casi di riscontrata pericolosità di un orso.
“A fronte di questi elementi, è chiaro che l’ordinanza è del tutto illegittima – dichiara la LAV – perché fondata su considerazioni non pertinenti il caso in questione. Ancora di più perché lo stesso PACOBACE dispone che “Ai sensi D.P.R. 357/97, l’eventuale abbattimento di un orso richiede una specifica autorizzazione da parte del Ministero, concessa sulla base di un parere dell’ISPRA. Eppure non risulta esistere né autorizzazione ministeriale, né parere ISPRA”.
La LAV da parte sua, ha già provveduto ad inviare una lettera urgente al Commissario Europeo per l’ambiente Karmenu Vella, perché prenda i provvedimenti necessari alla luce delle gravi violazioni della legislazione comunitaria.
“C’è una cosa che mi sorprende per il grado di ignoranza che sottende e mi indigna per il basso profilo etico che implicita. I rappresentanti dell’amministrazione trentina imputano al l’orso o in genere agli orsi il problema come se fossero all’oscuro di cos’è un orso. Non viene in mente nemmeno di sfuggita d’aver sbagliato tutte le coordinate del progetto e di non essere stati capaci di gestire poi una corretta politica di convivenza. Credo che l’unica vera soluzione sia il costringerli a restituire i soldi intascati nel progetto e di farli dimettere dalle loro cariche”, conclude suo profilo Facebook l’etologo Roberto Marchesini, che era stato incaricato di rediere una relazione per il Ministero dell’Ambiente su circa Daniza.
Roberta Ragni
Leggi anche:
I cuccioli di Daniza sono vivi e stanno bene (VIDEO)
Caso Daniza, no all’archiviazione. Chiediamo giustizia per mamma orsa (PETIZIONE)