La Baia di Taiji si tinge di nuovo di rosso: le immagini del massacro di 35 stenelle striate

Le acque della baia di Taiji in Giappone sono tornate a tingersi di rosso, il colore del massacro che ormai conosciamo bene perché nonostante i controlli e gli appostamenti delle organizzazioni ambientaliste, il massacro dei delfini continua.

Le acque della baia di Taiji in Giappone sono tornate a tingersi di rosso, il colore del massacro che ormai conosciamo bene perché nonostante i controlli e gli appostamenti delle organizzazioni ambientaliste, il massacro dei delfini continua.

**ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO CONTIENE FOTO E VIDEO CHE POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA”**

Le ultime immagini pubblicate dalla Ric O’ Barry’s Dolphin Project sono davvero drammatiche. Negli ultimi giorni, i pescatori di Taiji hanno intrappolato nella baia 35 stenelle striate e poi le hanno sfinite fino alla resa. Una volta finiti lì per loro non c’è comunque scampo: la maggior parte degli esemplari viene macellata in loco per utilizzare la carne a scopo alimentare, altri invece prelevati e venduti ad acquari e parchi marini.

Un metodo di caccia che abbiamo imparato a conoscere con il documentario The Cove: le imbarcazioni dei pescatori costringono i delfini in una strettoia che poi chiudono con alcune reti. Qui le acque sono poco profonde e purtroppo fanno presto a tingersi di rosso.

“È difficile dire ciò che abbiamo visto. Dopo che i mammiferi sono stati portati nella baia, alcuni hanno avuto attacchi di panico e nel tentativo di fuga si sono feriti”, scrive la Ric O’ Barry’s Dolphin Project.

delfini baia taiji

Tutte e trentacinque le stenelle striate, appartenenti alla famiglia dei delfinidi sono stati massacrate per finire negli scaffali dei supermercati giapponesi, anche se la loro carne non è considerata sicura per il consumo umano.

“Questo è esattamente il motivo per cui teniamo un piccolo equipaggio a terra 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per tutti i sei mesi della stagione dell’uccisione dei delfini di Taiji. Questo livello di estrema crudeltà si deve conoscere. Non possiamo mai permettere che sia nascosto al pubblico, specialmente dai consumatori giapponesi”dice Ric O’Barry, fondatore del Dolphin Project.

Fonte e foto

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