Il governo islandese è sull'orlo del crack e taglia le sovvenzioni alla pesca. Potrebbe chiudersi quindi con anticipo la stagione di caccia alla balenottere comuni, il secondo animale del pianeta per dimensioni, dopo la balenottera azzurra
Il governo islandese è sull’orlo del crack e taglia le sovvenzioni alla pesca. Potrebbe chiudersi quindi con anticipo la stagione di caccia alla balenottere comuni, il secondo animale del pianeta per dimensioni, dopo la balenottera azzurra.
Gli abitanti dell’isola nota per i vulcani e per i geyser sono anche i più restii a fornire precise informazioni su quante ne ammazzano, ma si sa che nel 2009 sono state già uccise 127 balene e nel 2010 ben 148. Ma per quest’anno il numero potrebbe diminuire, visto che la stagione di caccia, iniziata lo scorso aprile, avrebbe dovuto proseguire per tutta l’estate e decine di grandi balene potrebbero avere salva la vita grazie al mancato rinnovo di una deduzione fiscale destinata ai loro cacciatori.
Secondo i media islandesi, infatti, Kristjan Loftsson, CEO della Hvalur, la maggiore impresa del settore, in seguito al mancato accordo con i suoi dipendenti sul compenso per i lunghi periodi passati in mare e alla decisione del governo di cancellare i privilegi fiscali, sarebbe intenzionato a chiudere i battenti. Già l’anno scorso, a causa della crisi economica giapponese seguita allo tsunami e al crollo del mercato, l’azienda non aveva catturato alcun esemplare.
Così, una battaglia animalista e ambientalista sta per essere vinta, anche se la decisione del governo islandese di cancellare la detrazione fiscale in questione potrebbe essere stata dettata non tanto da una ritrovata sostenibilità, quanto piuttosto dalla volontà di entrare nell’Unione Europea, dove la caccia di questi animali è vietata dai regolamenti ambientali. Il direttore dell’International Fund for Animal Welfare britannico, Robbie Marslands, ha espresso la sua soddisfazione: “siamo felici di sentire che non ci saranno più balene inutilmente macellate in Islanda e che Loftsson ha capito che questa industria datata è ormai antieconomica“.
Ancora poco convinta delle reali intenzioni dell’industria baleniera islandese è, invece, la Whale and Dolphin Conservation Society, WDCS, che ricorda come circa il 5% degli islandesi continui a consumare carne di balena, mentre la stessa industria della pesca è strettamente legata a quella baleniera. E che dire poi del fatto che proseguirà comunque la caccia di altri cetacei? Nasce da qui il nuovo appello dell’Ifaw, affinché l’Islanda converta tutta l’attività di caccia alla balene in attrazione turistica, come il whale whatching con i turisti.
Per fermare la caccia alle balene in Islanda, ecco una petizione:
Roberta Ragni