Delle 333 balene dell'Antartide uccise quest'anno dalle baleniere giapponesi, 181 erano femmine. Di queste, 122 erano in stato di gravidanza. A stabilirlo è la Commissione internazionale per la caccia alle balene durante una riunione in Slovenia avvenuta in questi giorni.
Delle 333 balene dell’Antartide uccise quest’anno dalle baleniere giapponesi, 181 erano femmine. Di queste, 122 erano in stato di gravidanza. A stabilirlo è la Commissione internazionale per la caccia alle balene durante una riunione in Slovenia avvenuta in questi giorni.
“143 giorni di caccia in mare aperto senza che nessuno disturbasse i cacciatori di balene. Sea Shepherd Conservation Society ha calato le armi dopo 12 anni: impossibile contrastare l’ alta tecnologia delle baleniere giapponesi. Proibita per fini commerciali, il Giappone ha trovato l’ escamotage della “ricerca scientifica” per proseguire indisturbato la caccia alle balene. Assieme a lui Stati Uniti, Canada, Norvegia, Islanda, St Vincen e Grenadine, Fær Øer, Russia”, scrive Basta Delfinari sulla propria pagina Facebook.
Facciamo un po’ di chiarezza, perché parliamo di caccia alle balene?
Nel 2014 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja aveva posto il veto sulla caccia alla balene, ma il Giappone ha trovato un escamotage per continuare indisturbato: il Paese nella nota “Government of Japan: finalised documents for New Scientific Whale Research Program in the Antarctic Ocean” pubblicata a fine 2015, dichiara di cacciarle per scopi scientifici.
Secondo i giapponesi, dunque, “al fine di preservare le risorse dell’Antartico per permetterne l’utilizzo e per comprendere gli effetti del cambiamento climatico, è scientificamente imperativo studiare attentamente i vari aspetti dell’ecosistema marino stesso dell’Antartico considerando i suoi animali e le loro dinamiche attraverso la raccolta e l’analisi scientifica dei dati”.
E per fare tutto ciò, per loro, è necessario ucciderne ogni anno 333, senza badare se siano femmine e se siano gravide. Una scena che si ripete da tempo, ma nonostante il paese nipponico non abbia ancora raccolto un solo dato scientifico che giustifichi questa mattanza, la Corte di Giustizia Internazionale non riesce a impedire il massacro. Il perché è tutto da stabilire.
Il Giappone si è sempre difeso sostenendo che le specie cacciate non sono in pericolo di estinzione e che la carne di balena è parte della propria cultura e della tradizione: e ha continuato a ribadirlo nonostante il consumo di questo prodotto sia drasticamente e costantemente diminuito nel corso degli ultimi anni.
Anche in Norvegia la caccia alle balene continua
Migliore sorte non hanno le balene cacciate in Norvegia, dove il 90% di quelle arpionate sono femmine e la maggior parte gravide. Tutto ciò da tempo scatena l’indignazione della comunità di conservazione, ma nonostante anni di appelli e petizioni il massacro continua.
Come sappiamo la Norvegia è il Paese leader per la caccia alle balene e negli ultimi anni ne ha uccise di più dell’Islanda e del Giappone messi insieme. Non a caso nel paese del nord Europa si trovano prodotti ricavati dalle balene, ad esempio linee di cosmetici a base di olio di balena, tra cui ci sarebbero delle creme per la pelle.
Ancora oli di bellezza, integratori e prodotti per la bellezza e per la salute ricavati dalle balene catturate. La Norvegia respinge da tempo le critiche internazionali, ma a livello nazionale ha difficoltà a trovare un mercato per la carne. Riesce a sopravvivere però perché secondo il Fondo internazionale per il benessere degli animali, la caccia commerciale viene finanziata dal governo.
Cosa puoi fare tu
Avaaz sta chiedendo al governo norvegese, alla Commissione europea e ai leader dei paesi che consentono la commercializzazione di carne e prodotti ricavati dalle balene di dire basta.
“Come cittadini globali siamo preoccupati, facciamo appello al governo norvegese per porre fine al massacro delle balene. La tua firma potrebbe salvare migliaia di balene e contribuire a fermare la caccia alle in tutta Europa”.
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Dominella Trunfio