Un piano per uccidere oltre 2mila balene in cinque anni. E’ questa la decisione delle autorità islandesi che ha portato scompiglio nel paese. In rivolta gli ambientalisti perché nonostante il mercato di carne di balena sia in crisi, la mattanza continua.
Un piano per uccidere oltre 2mila balene in cinque anni. È questa la decisione delle autorità islandesi che ha portato scompiglio nel paese. In rivolta gli ambientalisti perché nonostante il mercato di carne di balena sia in crisi, la mattanza continua.
Nonostante il divieto di caccia commerciale dell’IWC (International Whaling Commission – Commissione Baleniera Internazionale), le autorità islandesi autorizzano una nuova carneficina ai danni delle balene. E mentre il Giappone si nasconde dietro la caccia per fini scientifici (e solo di recente è uscita allo scoperto con le vere motivazioni), Islanda e Norvegia parlano apertamente di fini commerciali.
Eppure, negli ultimi anni, il commercio di carne di balena è in piena crisi e l’opinione pubblica è sempre più sensibile alla tematica animalista, ma a quanto pare il governo islandese è deciso ad andare dritto per la sua strada.
I balenieri saranno, infatti, autorizzati ad arpionare balene e balenottere nelle acque islandesi ogni anno, fino al 2023. Il ministro con delega alla pesca, Kristjan Thor Juliusson, ha detto che “questi numeri sono sostenibili e basati sulle più recenti ricerche scientifiche”.
L’impressione è che ogni volta che sia dà il via libera alla carneficina ci si nasconde dietro il fattore sostenibilità, mentre sappiamo che vittime molto spesso sono anche rari ibridi, come successo la scorsa estate quando sono state uccise balenottere azzurre e femmine incinta.
“La decisione del governo islandese di continuare ad uccidere le balene, che sono tra gli esseri più pacifici e intelligenti del pianeta, è moralmente ripugnante e finanziariamente in bancarotta”, spiega Vanessa Williams-Gray, un’attivista per la preservazione delle balene e dei delfini.
Come sappiamo le balene vengono cacciare principalmente in Norvegia, Islanda e Giappone, eludendo il divieto di caccia. Ma secondo il governo, tutto ciò servirebbe a mantenere un controllo delle nascite.
“Durante il conteggio più recente nel 2015, la loro popolazione nel Nord Atlantico centrale è stata stimata a 37mila, un numero triplicato rispetto al censimento del 1987”, si legge in una nota governativa.
Anche l’International Union for Conservation of Nature ha parlato di esemplari di balena in aumento, ma ciò non significa che le balene sono fuori pericolo, per questo gli attivisti dicono che il fatto che non siano più a rischio estinzione, non dovrebbe essere considerato come un semaforo verde per il via alla caccia.
Un’altra cosa che non torna è il quadro economico. Animalisti e operatori nell’industria del turismo balenare sono contrari alla caccia e giurano che “In Islanda le balene valgono più vive che morte”.
Secondo un recente rapporto dell’Università islandese il fatturato del turismo dedicato alle balene è stato di 3,2 miliardi di corone (20 milioni di sterline) nel 2017, mentre la caccia alle balene ha portato solo 1,7 miliardi.
Insieme alla Norvegia, l’Islanda continua dunque a sfidare il divieto della caccia alle balene commerciali.
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Dominella Trunfio