Caccia selvaggia e spari anche nelle aree protette. Sembra impossibile e invece in Italia potrebbe esserci davvero la possibilità di cacciare i cinghiali anche nelle oasi di protezione e nelle foreste demaniali, vale a dire all'interno di territori oggi interdetti all'attività venatoria.
Caccia selvaggia e spari anche nelle aree protette. Sembra impossibile e invece in Italia potrebbe esserci davvero la possibilità di cacciare i cinghiali anche nelle oasi di protezione e nelle foreste demaniali, vale a dire all’interno di territori oggi interdetti all’attività venatoria.
È quanto prevede un emendamento al Collegato Agricoltura che va a modificare il testo del Collegato Ambientale, che, pur essendo entrato in vigore da pochi giorni, è già oggetto di un restyling filo-venatorio.
Se approvato, l’emendamento a prima firma Susanna Cenni (PD) presentato alla Commissione Agricoltura della Camera causerebbe anche un disturbo biologico devastante anche per le specie che non sono oggetto dell’intervento, permettendo l’attività venatoria in periodi biologici delicatissimi come ad esempio le fasi di riproduzione degli uccelli selvatici, peraltro fortemente protette dalla direttiva comunitaria.
L’attività venatoria nelle oasi di protezione arrecherebbe evidenti problemi anche alle persone, alla loro fruizione naturalistica e alla loro stessa incolumità. Le oasi istituite ai sensi della legge 157/92 sono, infatti, oggi anche luoghi ampiamente frequentati da visitatori, turisti, escursionisti, scolaresche, bambini. E in genere da un gran numero di persone che cercano tranquillità e contatto con la natura e che invece potrebbero ritrovarsi in piena battuta di caccia.
Per tutti questi motivi le associazioni Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno scritto una lettera urgente ai componenti della Commissione Agricoltura, chiedendo appunto di ripensarci.
“Riteniamo davvero irresponsabile il contenuto degli ultimi due commi dell’emendamento n. 1.17 in merito alla previsione di diverse e ulteriori deroghe per attività di controllo ed abbattimento dei cinghiali all’interno delle zone di divieto venatorio istituite dagli enti territoriali, – scrivono le associazioni – tanto più in assenza degli agenti venatori pubblici degli enti preposti o delegati. I presentatori ritirino l’emendamento o la Commissione lo bocci. Abbiamo ben presenti le pressioni e gli interessi tutti privati delle lobby venatorie, ma così si sta superando il limite”.
Roberta Ragni
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