Batteri resistenti agli antibiotici? Nascono negli allevamenti

Gli allevamenti sono l’incubatrice ideale per i batteri resistenti agli antibiotici. Nascono all’interno di essi i microrganismi resistenti agli antibiotici in grado di rappresentare un serio rischio per la salute umana. La causa della nascita di superbatteri è dovuta all’abuso di farmaci somministrati agli animali all’interno degli allevamenti.

Gli allevamenti sono l’incubatrice ideale per i super batteri resistenti agli antibiotici. Nascono all’interno di essi i microrganismi resistenti agli antibiotici in grado di rappresentare un serio rischio per la salute umana. La causa della nascita di superbatteri è dovuta all’abuso di farmaci somministrati agli animali all’interno degli allevamenti.

La conferma della correlazione tra batteri resistenti agli antibiotici ed abuso di farmaci somministrati agli animali da allevamento giunge da uno studio condotto in Cina da parte della Michigan State University. I ricercatori statunitensi si sono occupati di andare alla ricerca dei geni che rendono i batteri resistenti agli antibiotici all’interno di allevamenti di suini presenti in Cina.

La loro presenza è stata ricercata ed individuata nel suolo, nel compost e nel letame presente in tre grandi allevamenti di suini nella nazione orientale. La concentrazione degli stessi è stata giudicata come enormemente superiore alla norma: da 192 a ben 28 mila volte maggiore a quanto ci si sarebbe attesi di rilevare.

I geni individuati da parte degli esperti permettono di rendere i batteri resistenti agli antibiotici più utilizzati e quindi completamente immuni all’azione di tali medicinali. All’individuazione di tali geni è stato legato un rischio di contaminazione da non sottovalutare. Essi infatti possono raggiungere i fiumi e contaminare le falde, oppure possono essere utilizzati in agricoltura, attraverso letame e compost, e dunque cosparsi ampiamente nell’ambiente, aumentando il rischio di minare l’efficacia delle terapie antibiotiche utilizzate dall’uomo, secondo quanto dichiarato da parte degli esperti.

La Cina è considerata come il più grande produttore e consumatore di antibiotici e fino a questo momento il loro abuso sugli animali sarebbe stato sottovalutato. Secondo lo studio condotto in Cina, sia tale nazione che molti altri Paesi del mondo non terrebbero conto del grave impatto dell’impiego e dell’abuso di antibiotici sull’ambiente, sugli animali e sull’uomo.

Rispetto agli Stati Uniti, la Cina utilizzerebbe un quantitativo di antibiotici di quattro volte superiore per scopi veterinari. Di conseguenza, tali farmaci verrebbero scarsamente assorbiti da parte degli animali ed i loro residui andrebbero a finire nel letame, che, a propria volta, verrà utilizzato come fertilizzante, portando la diffusione dei geni resistenti a tali farmaci nell’ambiente.

Tali geni sono stati definiti da parte degli esperti come altamente mobili, in grado cioè di trasferirsi ad altri batteri, che potrebbero essere causa di malattie per l’uomo. La situazione è stata definita come altamente preoccupante, poiché nel caso di infezioni nell’uomo provocate da batteri diventati resistenti agli antibiotici, esse non potrebbero essere curate tramite tali farmaci.

La ricerca condotta da parte degli esperti statunitensi si è concentrata sulla Cina, ma riflette una situazione presente in diversi Paesi del mondo. Ci si attenderebbe dunque per il futuro una migliore regolamentazione per quanto concerne l’utilizzo di antibiotici negli allevamenti, in cui, oltre a subire una somministrazione di farmaci in eccesso, gli animali sono costretti a trascorrere la propria esistenza in pessime condizioni, privi dello spazio che sarebbe loro necessario per vivere secondo natura.

Marta Albè

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