Barol, cane-soldato italiano in pensione morto per malasanità

Per nove anni Barol, un pastore di razza belga malinois, ha servito il nostro Paese nelle unità cinofile antisabotaggio dell'Esercito Italiano, risolvendo spesso situazioni di grave pericolo i nostri militari e per i civili. Pochi giorni fa, ormai in pensione, è morto.

Per nove anni Barol, un pastore di razza belga malinois, ha servito il nostro Paese nelle unità cinofile antisabotaggio dell’Esercito Italiano, risolvendo spesso situazioni di grave pericolo i nostri militari e per i civili. Pochi giorni fa, ormai in pensione, è morto.

Ad ucciderlo non sono stati né un campo minato né una bomba artigianale, ma quello che i suoi proprietari sospettano essere un caso di malasanità veterinaria, verificatosi ad Ariano Irpino (Avellino).

Durante la sua “carriera” ha prestato servizio come “artificiere” in Iraq, a Nassiriya, dove ha scoperto tra gli altri un ingente quantitativo di mine anti-carro; in Afghanistan, a Kandahar, Kost e Kabul presso i checkpoint “anti-kamikaze”; in Kosovo dove ha presidiato i posti di controllo finalizzati a prevenire e stroncare il traffico di armi ed esplosivi.

Ma a fine dicembre, i suoi proprietari, due militari che avevano adottato il cane al termine della sua carriera, notano che soffre: ha un gonfiore anomalo sull’addome. Contattano immediatamente un veterinario di Ariano Irpino, che ipotizza una possibile torsione dello stomaco. Barol, spiega l’Enpa che ricostruisce la vicenda, viene immediatamente portato presso l’ambulatorio del veterinario ma, come riferito dai suoi proprietari, nonostante la gravità della patologia, viene “visitato” solo molto tempo dopo il suo arrivo.

Barol mine anticarro-1

Un’attesa che, tra l’altro, si sarebbe dimostrata del tutto improduttiva perché lo stesso veterinario, eseguito un sommario controllo sull’animale, avrebbe ammesso di non avere le apparecchiature necessarie per soccorrerlo, suggerendo piuttosto di portare il cane presso una struttura di Benevento a ben 40 chilometri di distanza dalla città dell’Avellinese. Alle 19,30, dopo numerose ore di straziante agonia, riceve finalmente – a Benevento – le cure di cui ha assoluto e urgente bisogno. Ma è troppo tardi.

I medici riescono ad intervenire con successo sullo stomaco, ma non a risolvere le complicazioni cardiache causate dalla torsione che causano il decesso del cane. “È un episodio davvero incredibile, ai limiti dell’assurdo. È inconcepibile che una città di circa 25mila abitanti, con un bacino d’utenza che arriva addirittura a 100mila abitanti , possa non avere una struttura attrezzata per il primo soccorso degli animali”, commenta l’Enpa.

Resta da accertare, comqunque, se il primo medico veterinario abbia fatto tutto il possibile per assistere Barol o se ci siano stati possibili comportamenti omissivi. L’Enpa annuncia che si attiverà per vederci chiaro, anche attraverso i suoi volontari di Avellino, e chiede che i responsabili siano chiamati a risponderne anche dal punto di vista deontologico. Perché è inaccettabile che un animale, qualunque animale, possa morire in questo modo.

Roberta Ragni

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