Ancora una volta le attività umane interferiscono purtroppo in modo negativo con il mondo animale. Le balene, tormentate dai rumori delle navi, non riescono più ad accoppiarsi. La difficoltà di riproduzione dei cetacei sarebbero legate proprio ai fastidi provocati dal traffico navale.
Ancora una volta le attività umane interferiscono in modo negativo con il mondo animale. Le balene, tormentate dai rumori delle navi, non riescono più ad accoppiarsi. La difficoltà di riproduzione dei cetacei sarebbero legate proprio ai fastidi provocati dal traffico navale.
Il frequente passaggio delle navi interferisce con i loro richiami amorosi, che vengono lanciati anche a 400 km di distanza. Si tratta di segnali a frequenze bassissime che vengono annullati dal rumore dei traghetti. Si teme che a causa di questo problema le balene abbiano difficoltà sempre maggiori a generare nuovi esemplari.
L’allarme balene è stato lanciato nel corso della presentazione della nuova campagna Marevivo, che ha messo in luce che i richiami delle balene vengono ostacolati dai sonar e dagli strumenti per la ricerca petrolifera. Basti pensare che il traffico navale può generare 190 decibel di rumore. Le balene dunque tendono a spostarsi di frequente e ad abbandonare le aree marine dove non riescono ad incontrarsi per accoppiarsi.
“Abbiamo negli oceani milioni di navi che fanno rumore” – ha spiegato il professor Gianni Pavan in occasione dell’inaugurazione della campagna Marevivo – “producono un ‘tappeto’ sonoro a bassa frequenza che ha un impatto significativo sugli animali, impedisce la loro comunicazione, provoca stress, l’abbandono di determinate aree marine e impedisce alle balene di corteggiarsi”.
Come ha spiegato l’esperto, ci sono balene che si corteggiano a centinaia di chilometri di distanza. È il caso delle megattere. I rituali amorosi diventano però impossibili quando sono disturbati dal rumore. I cetacei sono dunque sottoposti ad un vero e proprio tormento: “In mare soprattutto le basse frequenze si propagano su grandissime distanze perché mentre l’aria è elastica e assorbe il suono, in acqua il suono si propaga su centinaia di chilometri, un aereo che passa a due chilometri non ci disturba più di tanto, una nave che passa a due chilometri genera un rumore molto forte”.
Le sorgenti di rumore di origine umana che infastidiscono le balene secondo gli esperti comprendono anche le esplosioni marine, le centrali eoliche in mare e le prospezioni sismiche con airgun. Non solo il rumore delle navi si trova sotto accusa, dunque.
C’è però una buona notizia. In Italia l’ambiente marino sarà più protetto. Come comunicato dal Ministero dell’Ambiente, saranno istituite 4 nuove aree marine protette (AMP), che si aggiungono alle 27 già esistenti. Presto nasceranno l’AMP del Conero, sul litorale adriatico presso Ancona, l’AMP di Torre Calderina in Puglia sulla costa barese tra Bisceglie e Molfetta, e infine quella di Capo Testa-Punta Falcone, in Sardegna a pochi chilometri da Santa Teresa di Gallura, e di Capo Milazzo in Sicilia.
“Il vero tesoro italiano è la sua grande bellezza e varietà naturale e paesaggistica, la suggestione del suo mare e delle sue coste” – ha affermato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. – “Integrare questo tesoro con quattro nuove gemme significa innalzare il livello di protezione del nostro ambiente ma anche ampliare l’offerta del turismo sostenibile italiano con nuove mete di enorme interesse, capaci di stimolare iniziative e attività di crescita economica e occupazionale per queste aree, qualificando ulteriormente la proposta ambientale del sistema-paese”.
Il 18 e 19 giugno prossimo le regioni interessate (Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia) e le amministrazioni locali competenti sono state convocate al Ministero per l’avvio del procedimento istitutivo. Le attività istruttorie di carattere scientifico e gli studi relativi alle aree interessate saranno svolti, per il Ministero, dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Marta Albè
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