Ancora morti, ancora cetacei spiaggiati. Questa volta è accaduto nella baia di Hamelin nell'Australia occidentale, dove 150 globicefali sono stati trovati arenat. Solo 15 di loro erano ancora in vita
Ancora morti, ancora cetacei spiaggiati. Questa volta è accaduto nella baia di Hamelin nell’Australia occidentale, dove 150 globicefali sono stati trovati arenati. Solo 15 di loro erano ancora in vita.
Una vera e propria moria di massa avvenuta a circa 300 km a sud della città di Perth. A trovarle è stato ieri un pescatore che ha segnalato l’accaduto alle autorità. Poi è partita una corsa contro il tempo per salvare i pochi cetacei ancora in vita e per cercare di riportarli in mare.
Anche se come comportamento, sono più simili alle balene, questi animali appartengono alla famiglia dei delfinidi e solitamente si muovono in massa. Si tratta di un genere di cetacei odontoceti a cui appartengono due specie, il globicefalo (Globicephala melas) e il globicefalo di Gray (Globicephala macrorhynchus).
L’Australian Broadcasting Corporation ha riferito che dozzine di soccorritori si sono riversati in spiaggia per tentare di salvare le povere creature. Le autorità hanno anche emesso un avviso di squalo, avvertendo le persone di stare lontane dalla zona.
“È possibile che i morti e gli animali morenti agiscano come attrattiva, il che potrebbe far sì che gli squali che si avvicinino lungo questo tratto di costa”, ha detto il Dipartimento della pesca.
I globicefali di solito misurano fino a 5 metri e si trovano nelle acque tropicali e subtropicali. Gli scienziati non sanno esattamente che cosa possa aver provocato lo spiaggiamento.
Si possono verificare quando sono malati o feriti e commettono errori di navigazione. In questi casi, muovendosi in branco, trascinano con loro tutte le altre.
Gli animali spiaggiati possono inviare segnali di pericolo che attirano altri loro simili. Non è la prima volta che accade. Nel 1996, circa 320 esemplari si arenarono nella più grande spiaggia di sabbia dell’Australia occidentale.
“Le condizioni sono impegnative, ma stiamo facendo tutto il possibile per dare a questi animali le migliori possibilità di sopravvivenza”, ha detto Jeremy Chick, esperto di fauna selvatica che si sta occupando dell’emergenza.
Le barche sono state usate per portarli in acque più profonde e il team sta monitorando lo stato di salute degli animali sopravvissuti.
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Francesca Mancuso