Le balene franche del nord Atlantico si stanno facendo sempre più magre. Colpa di pesca selvaggia, traffico marino e crisi climatica
Le balene franche del nord Atlantico si stanno facendo sempre più magre. Colpa di pesca selvaggia, traffico marino e crisi climatica
Giganti che si rimpiccioliscono: le balene del nord Atlantico si stanno facendo sempre più magre. Secondo un recente studio, infatti, i giganti che vivono nelle profondità marine si stanno rimpicciolendo a ritmo spaventoso.
Gli esemplari più giovani di balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis) – specie già considerata a rischio di estinzione dall’IUCN – sarebbero circa un metro più piccoli rispetto ai loro antenati, secondo un nuovo studio, e la colpa sarebbe (ovviamente!) dell’uomo. Pesca selvaggia, collisioni con le imbarcazioni e crisi climatica che sta spostando sempre più a nord le riserve di cibo di cui questi animali si nutrono stanno inoltre rendendo questi animali sempre più magri.
Nel passato, scienziati e attivisti si sono concentrati solo sulla morte degli animali, ma ora si è compreso che esiste un problema anche per gli animali viventi che può anch’esso provocare una diminuzione nella popolazione. La diminuzione nella taglia degli animali è infatti una minaccia per la sopravvivenza dell’intera specie, perché le balene non stanno avendo molti piccoli: non sono abbastanza grandi per nutrire i cuccioli o anche addirittura per procreare. Questi mammiferi marini, infatti, arrivavano ad una lunghezza media di ben 14 metri, mentre la generazione attuale non riesce a superare la soglia dei 13 metri.
La questione non riguarda la ‘lunghezza’ delle balene franche, ma è piuttosto la manifestazione fisica di un problema fisiologico. È il dolore nel petto che si avverte prima dell’infarto – spiega Regina Asmutis-Silvia, direttore esecutivo della Whale and Dolphin Conservation North America. – Ignorare questo ‘sintomo’ porterà solo a un’inevitabile tragedia, mentre riconoscerlo e occuparsene può letteralmente salvare una vita o, in questo caso, un’intera specie.
Per questo studio, i ricercatori hanno fotografato 129 esemplari di balena franca e hanno utilizzato un software per compararli ad esemplari della stessa età vissuti due decadi fa. Le foto hanno evidenziato chiaramente che la prima causa del rimpicciolimento nella taglia degli animali deriva dal fatto che questi rimangono spesso impigliati nelle reti da pesca – divenute negli ultimi anni sempre più forti e resistenti perché gli animali possano romperle e liberarsi. Infatti, più dell’83% degli esemplari della specie è rimasto intrappolato in una rete almeno una volta nella vita – alcuni fino a otto volte. Se questo non è sufficiente ad ucciderli, certamente ne pregiudica le capacità riproduttive. Un altro problema è rappresentato dalla collisione con le imbarcazioni, che causa traumi (spesso mortali) a molti abitanti del mare.
Per fortuna sia le reti da pesca che la navigazione nelle aree dove i cetacei vivono sono stati sottoposti a regolamentazioni da parte dello stato. Ma questo purtroppo non ha tenuto conto dei cambiamenti del clima: a partire dal 2010, infatti, la crisi climatica ha causato progressivamente lo spostamento del plankton che questi animali mangiano verso nord e verso est, in aree in cui non esistono regole per la pesca selvaggia. Inoltre, il cambiamento di habitat ha provocato stress fisico alle balene franche nordatlantiche, già provate da una forma fisica non smagliante rispetto alle specie che vivono nel sud dell’oceano.
Fonte: Current Biology
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