Nuovo appello dalla British Veterinary Association che esorta gli chef a non bollire più le aragoste e gli astici vivi
Essere bolliti vivi è il destino raccapricciante di aragoste e astici, che dopo ore con le chele legate finiscono nei piatti gourmet. E anche la scienza ci dice che soffrono (se ce ne fosse stato bisogno). Adesso arriva un nuovo appello dalla British Veterinary Association, che esorta gli chef a porre fine a questa pratica assurda.
Ne avevamo già parlato, le aragoste soffrono quando vengono immersi ancora vive nell’acqua bollente. Non sono gli animalisti a dirlo, ma gli scienziati Bob Elwood e Barry Magee del Queen’s School of Biological Sciences, che avevano lanciato un appello agli chef e agli addetti dell’industria alimentare e dell’acquacoltura dopo il loro studio scientifico che lo dimostrava già nel 2013:
Se proprio devono finire in un piatto, i veterinari della British Veterinary Association chiedono agli chef di stordire gli animali e non gettarli vivi nell’acqua bollente. Ciò succede già in molti paesi come Svizzera, Norvegia, Austria e Nuova Zelanda. In Italia, invece, la pratica è consolidata, la cosa vietata rimane solo il trasporto di questi crostacei in casse di ghiaccio tritato o immersi acqua gelida, a favore dei trasporti in casse di acqua salata, ovvero “in condizioni quanto più vicine possibile al loro ambiente naturale”, come indicato dalla Corte di Cassazione che aveva equiparato la conservazione “in uno stato di detenzione e sofferenza” a tutti gli altri maltrattamenti su animali punibili secondo quanto previsto dal codice penale.
Maisie Tomlinson di Crustacean Compassion ha dichiarato: “Ci definiamo una nazione di amanti degli animali, ma i granchi e le aragoste sono gli animali dimenticati dalla Gran Bretagna. Quello che accade loro al massacro è crudele e inaccettabile. A meno che questi animali non siano stati storditi elettronicamente, possono essere necessari fino a tre minuti prima che un granchio muoia in acqua bollente e anche di più per un’aragosta.
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L’associazione dei veterinari chiede anche protezione per polpi e calamari, ma anche per il pesce catturato con reti da traino commerciali. Da anni vengono lanciate petizioni per fermare questo orrore:
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Fonte: World animals voice
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