Secondo uno studio pubblicato recentemente, l’aquila arpia – fra gli esemplari più grandi al mondo – stanno rimanendo senza spazio né cibo
Secondo uno studio pubblicato la scorsa settimana, l’aquila arpia – fra gli esemplari più grandi al mondo – stanno rimanendo senza spazio né cibo. È la colpa, come al solito, è dell’uomo.
È fra gli uccelli rapaci più grandi al mondo per dimensioni e peso (una femmina adulta più arrivare a pesare fino a 10 kg). È l’aquila arpia e, malgrado l’imponente mole, è seriamente minacciata a causa della scomparsa dell’ecosistema in cui vive. L’aquila arpia si è adattata a vivere nella foresta tropicale milioni di anni fa: per nutrirsi ha bisogno, ogni giorno, di circa un chilogrammo di carne (generalmente si nutre di scimmie e bradipi) e di alberi alti fino a 45 metri per installare il proprio nido.
Ora, purtroppo, deforestazione e crisi climatica stanno compromettendo seriamente il suo habitat: gli alberi alti e robusti, i preferiti da questo uccello, sono anche quelli più comunemente distrutti nell’industria del legname; inoltre, buona parte delle foreste hanno subito un vistoso processo di distruzione negli ultimi decenni per far posto a coltivazioni intensive o allevamento di bestiame: si pensi, ad esempio, che la foresta amazzonica ha subito una riduzione del 17% delle sue dimensioni negli ultimi cinquant’anni, con un’accelerazione del processo negli ultimi decenni.
Tutto questo si traduce nell’incapacità per i rapaci di cacciare e nutrirsi in modo adeguato, secondo un nuovo studio che ha monitorato 16 nidi di aquila arpia situati nel Mato Grosso (nell’Amazzonia brasiliana). Gli esemplari osservati si sono nutriti con più di 300 prede, e quasi la metà di queste apparteneva a una delle tre specie che vivono sulle cime degli alberi. I ricercatori hanno osservato che, nelle aree deforestate, le aquile non hanno mutato la propria dieta, ma hanno semplicemente iniziato a mangiare meno (e a somministrare meno cibo ai loro piccoli) per la scarsezza delle loro prede abituali. Addirittura, in aree in cui la deforestazione raggiungeva il 50-70% della superficie, sono stati rinvenuti alcuni piccoli aquilotti morti per la fame.
(Leggi anche: Aquile arpie: i cacciatori sparano ai rapaci più potenti del mondo solo per guardarli da vicino)
Questi scioccanti risultati gettano pesanti ombre sul futuro dell’aquila arpia nella foresta amazzonica che si riduce sempre più. Secondo gli autori dello studio, considerando che le aquile arpie hanno il più lento ciclo vitale di tutto il regno dei volatili (vivono in media fino a 54 anni e generano un unico aquilotto una volta ogni 30-36 mesi), le loro possibilità di adattarsi a nuovi ambienti, completamente deforestati, sono praticamente pari a zero. Per questo è così importante fare qualcosa e farlo subito, prima che questi splendidi animali non si ritrovino ‘intrappolati’ in oasi naturali circondate dal deserto provocato dall’uomo.
Fonte: Scientific Reports
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