Quasi 200 specie di uccelli costruiscono i nidi con la nostra spazzatura (e le conseguenze sono drammatiche)

Un nuovo studio scientifico ha dimostrato che in tutto il mondo quasi 200 specie di uccelli marini e terrestri costruiscono nidi con i nostri rifiuti. La pressione antropica è impressionante e ha effetti devastanti sull'avifauna, come dimostrato anche da precedenti ricerche

Mozziconi di sigarette, mascherine chirurgiche, resti di sacchetti in plastica. Sono questi i materiali che gli uccelli di tutto il mondo stanno utilizzando per costruire i loro nidi in siti di nidificazione marini e terrestri.

Nidificano sulla nostra spazzatura ora che i rifiuti prodotti da noi esseri umani hanno invaso e alterato ogni ecosistema. Le specie coinvolte sono molto di più di quanto immaginato.

A svelarlo un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B Biological Sciences, che riaccende globalmente i riflettori su attività antropiche e avifauna.

Sono quasi 200, 176 per la precisione, i tipi di uccelli che stanno utilizzando materiali antropogenici per realizzare il nido in cui deporranno le uova e alleveranno la prole. Nel corso della ricerca sono stati esaminati quasi 35.000 nidi.

Fatta eccezione per l’Antartide, tutti i nidi osservati dagli studiosi presentavano rifiuti dispersi nell’ambiente. Reti da pesca nei nidi degli uccelli marini in Australia, spago agricolo nei riparo dei falchi pescatori negli Stati Uniti, cicche in quelli dei merli in Europa.

Gli studiosi guardano con preoccupazione a quanto riscontrato. Se da un lato alcuni di questi materiali potrebbero aiutare i nidiacei avendo proprietà isolanti, dall’altro i rifiuti umani hanno un impatto devastante sull’avifauna in termini di mortalità.

I pulli possono scambiare i materiali antropogenici per cibo e morire ingerendoli, soffocare nelle lenze dei pescatori o rimanere impigliati senza più la possibilità di spiccare il volo. I rifiuti come involucri di caramelle o etichette sgancianti possono attirare fatalmente i predatori.

In un mondo in rapida urbanizzazione che condividiamo con molti diversi taxa animali non sorprende che gli uccelli utilizzino i nostri materiali di scarto nei loro nidi. Anche se c’è molto da capire su come la plastica, ad esempio, abbia un impatto sugli uccelli, è interessante osservare che gli uccelli, attraverso la loro elevata mobilità e biologia riproduttiva, possano rivelarsi potenti biomonitor dell’inquinamento da materiale antropogenico ambientale” ha dichiarato Jim Reynolds, ricercatore del Centre for Ornithology dell’Università di Birmingham e coautore dello studio.

Lo studio potrebbe aiutare difatti i singoli Paesi a capire dove e come intervenire urgentemente.

Dobbiamo ridurre la quantità di plastica e altro materiale antropogenico che scartiamo” ha affermato Mark Mainwaring, professore presso la School of Natural Sciences della Bangor University.

Di recente un altro lavoro scientifico ha documentato un nuovo e terribile effetto collaterale della plastica sugli uccelli marini. La malattia è stata chiamata “plasticosi”.

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Fonte: Philosophical Transactions of the Royal Society B Biological Sciences

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