Trafficanti di natura: vi svelo i retroscena del commercio illegale di specie selvatiche (comprese le più taciute)

Il traffico di specie selvatiche è un business miliardario che devasta la biodiversità. Su questo crimine contro natura indaga il giornalista Rudi Bressa nel suo libro "Trafficanti di natura". Abbiamo parlato con l'autore e questo è quello che ci ha raccontato

Uccidiamo gli animali in vario modo, impadronendoci delle loro zanne, delle loro pinne, dei loro artigli, delle loro pellicce. Li catturiamo portandoli via dal loro habitat, strappandoli con forza ai delicati equilibri della natura, e li immettiamo in una fitta rete di affari illegali, vendendo esemplari o loro parti in tutto il mondo.

Il commercio illegale di specie selvatiche è questo, ma anche altri macabri scenari di cui difficilmente si sente parlare. Questo impressionante traffico è al centro del libro del giornalista Rudi BressaTrafficanti di natura. Il commercio illegale di specie selvatiche che minaccia la biodiversità (e tutti noi)” pubblicato da Codice Edizioni. 

Crediamo di conoscere le vittime di questo sporco giro, ma non sempre è così. Sono elefanti, rinoceronti, tigri, ma anche anguille, cavallucci marini, asini e specie del regno vegetale. Non sorprende infatti che la specie più trafficata al mondo secondo il World WISE Database sia proprio il palissandro, seguito dagli elefanti e dai pangolini.

Servono per la medicina tradizionale cinese come anche la pelle di asini rubati e scuoiati, per la preparazione di piatti tipici, per la ricerca scientifica, per passione. Il traffico di specie selvatiche risulta oggigiorno il quarto tipo di commercio illegale al mondo, dopo droga, esseri umani e armi. Si stima che ogni anno questo traffico frutti ventitré miliardi di dollari.

Su crimini e traffico di natura e le sue devastanti conseguenze sulla biodiversità indaga Bressa, prendendo in esame studi scientifici, dati e inchieste. Con lui abbiamo fatto due chiacchiere.

Qual è il traffico che ti ha sconvolto di più e di cui nessuno parla?

Anche se tutte le specie trattate nel libro sono rilevanti per diversi motivi certamente quelle che più hanno attirato la mia attenzione sono state l’asino domestico africano e le anguille. Il primo perché è davvero un traffico poco conosciuto, quasi sommerso, ma che sta mettendo a rischio la sopravvivenza della specie. Nonostante questa non sia protetta da leggi internazionali, gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza delle comunità più deboli. Purtroppo la domanda della pelle di asino che serve per produrre l’elajo (tipico snack molto consumato in Cina) rischia di mettere a repentaglio sia la specie, sia le comunità da cui dipendono. Per l’anguilla il discorso è diverso: il valore di quest’ultime sul mercato nero è talmente elevato che esistono veri e propri cartello criminali con ramificazioni tra America, Europa ed Asia. Un pesce ancora così misterioso e affascinante che rischia di scomparire ancora prima di essere studiato e conosciuto a fondo.

Che ruolo abbiamo noi cittadini nel traffico di natura?

Molto dipende dalle nostre abitudini, tradizioni, hobby. Certamente per molti possedere o allevare un animale o una pianta selvatica può sembrare normale, esotico. Spesso però dietro a questi mercati, se non regolamentati, si nascondo traffici illeciti che minano non solo le specie in questione, ma interi habitat. Credo che sia importante informare l’opinione pubblica in modo tale che questa possa contribuire alla conservazione delle specie selvatiche anche attraverso un’adeguata conoscenza delle norme e delle regole internazionali che esistono sul commercio di specie selvatiche e dei loro sottoprodotti. Anche se accade a migliaia di chilometri di distanza, non significa che alcuni traffici illeciti non ci riguardano. La perdita di anche una sola specie può avere effetti a cascata su interi habitat ed ecosistemi. Senza contare la questione legata alla salute: la pandemia dovrebbe avercelo insegnato. Là fuori esistono migliaia di virus e batteri che aspettano solo di trovare un nuovo ospite. È quindi fondamentale ridurre il disturbo antropico sugli habitat naturali. È necessario trovare un nuovo equilibrio, che porti benessere e prosperità per tutti.

Ogni Paese del mondo dà il suo contributo a questo business da capogiro. In Thailandia, a Bangkok, nel mercato delle pulci di Chatuchak si può acquistare persino un drago di Komodo, specie tutelata dalla normativa CITES e a rischio estinzione. Anche l’Italia, per la sua posizione geografica strategia, gioca un ruolo significativo. “L’Italia è un hub mondiale, a livello europeo, per il traffico di specie selvatiche. Il nostro Paese è, infatti, un vero e proprio porto di transito per altri continenti. Per esempio, nel caso dei rettili lo Stivale fa da tramite tra l’Africa e il Sud-Est Asiatico“.

Pensiamo anche agli uccelli migratori che abbiamo la fortuna di ammirare nei nostri territori. Loro, come l’intera biodiversità, sono costantemente sotto minaccia umana, spesso inconsapevolmente.

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