Tamberi coccola il leoncino: anche Gimbo cade nella trappola per turisti (ma poi se ne pente)

Polemica sui social dopo il post condiviso dal nostro campione Gianmarco Tamberi. Gimbo appare in compagnia di un cucciolo di leone giocandoci e accarezzandolo, ma grazie alle risposte degli utenti e degli esperti capisce che tutto ciò non è giusto

Lo prende tra le braccia per una foto, ci gioca, lo solleva verso l’alto impersonificandosi nell’intramontabile scena del Re Leone. Il nostro atleta Gianmarco Tamberi è finito nell’occhio del ciclone per un post in cui accarezza un cucciolo di leone. Il titolo “amore a prima vista”.

Gimbo si trova in Sudafrica e qui ha visitato un fittizio rifugio per animali selvatici. Una trappola per turisti, neanche a dirlo, in cui è caduto anche il campione olimpico. Sul suo account Instagram è bufera con commenti di ogni tipo.

Gli utenti, in totale disapprovazione, hanno criticato Tamberi accusandolo di non avere rispetto per quel giovanissimo leone e di trattarlo come un peluche.

Non vi è amore in quelle fotografie perché non è questo il modo di interagire con i selvatici, come non lo è quello pubblicizzato dalla tiktoker del “corsivo” tra tigri e leoni incatenati.

L’amore, infatti, non c’entra. Siamo davanti a un caso di sfruttamento di animali, con cuccioli presi e passati nelle mani dei visitatori per essere coccolati come se fossero esseri inanimati. Abbracciare un leone, dargli un bacio, giocare con lui su un prato non è nella natura del felino.

A intervenire anche l’etologa Chiara Grasso, che ha spiegato a Tamberi cosa non andasse in questo suo post.

Oh no!!! Ciao caro. Sono un’etologa (laureata in comportamento e benessere animale) e da anni mi occupo di turismo sostenibile ed etico con la fauna selvatica. Mi hanno segnalato il tuo post e purtroppo devo arrivare a fare la scienziata antipatica. Sicuramente nella tua scelta di visitare questo centro c’è stata una fantastica buona fede che molti altri turisti come te hanno, ma purtroppo c’è ancora molta disinformazione su questi falsi santuari. Infatti tantissime nuove inchieste e ricerche scientifiche hanno dimostrato che tutte le strutture in cui sono ospitati animali selvatici in cattività e in cui è possibile interagire con loro non sono veri centri di recupero, questo poiché gli animali selvatici anche se recuperati (sempre che lo siano davvero) e anche se non possono essere reinseriti in natura non devono MAI interagire con l’essere umano. In alcun modo. Una specie selvatica è una specie, infatti, che non ha subito una co-evoluzione con l’essere umano, pertanto ogni tipo di interazione è un’azione innaturale ed insana che esula dal repertorio comportamentale specie-specifico.
Per concludere, quindi, sebbene le tue azioni sono state spinte da buon cuore, purtroppo hai scelto una struttura che ancora sfrutta gli animali, che si maschera da centro di recupero ma probabilmente in realtà, ci specula sopra, soprattutto per la presenza di cuccioli ☹️
Considera che in teoria in Sudafrica da qualche anno sono illegali le farm con i cuccioli di leoni usati per turismo, proprio per gli scandali della caccia in scatola dove i leoni una volta adulti, dal biberon passano direttamente al fucile.
Sarebbe bene non sponsorizzare e legitimizzare questo tipo di turismo.
Grazie per avermi letto, rimango a disposizione se hai ulteriori dubbi :)” ha scritto l’etologa.

Malgrado le intenzioni dell’altista fossero sicuramente buone, mettendo piede in questi finti centri di recupero di selvatici con cuccioli non si fa altro che finanziare la loro cattività con comportamenti innaturali per la specie.

La risposta di Gimbo

Tamberi ci ha tenuto a rispondere al commento dell’esperta affermando di volerlo salvare in alto al post affinché altri potessero leggero e non cascarci come lui ha fatto. Queste le parole di Gimbo tra i ringraziamenti:

Tutti noi non avevamo la più pallida idea che questi centri di recupero non fossero in realtà tali. Abbiamo fatto la visita e giocato con i cuccioli di leoncino ignari di tutto quello che ci stai dicendo. Ci era stato detto che quello Farm era nata proprio per favorire il ripopolamento dei leone e con quei piccoli che abbiamo potuto accarezzare in realtà erano stati disconosciuti dalla mamma e che quindi probabilmente non ce l’avrebbero neanche fatta da soli.. Ho voluto mettere fissato in alto il tuo commento così che tutti possano leggere le parole di una professionista e magari evitare il nostro errore. Per quanto abbracciare e giocare con un leoncino sia stata un’esperienza fantastica, leggendo le tur parole ha tutto un senso diverso”

Insomma torniamo sempre al punto. Prima di scegliere un tour presso un rifugio per animali piuttosto che un altro è importante informarsi sulla missione e sulle attività proposte dal rifugio-santuario.

Chiediamoci di che cosa si occupa, se è davvero un centro di recupero per animali selvatici con l’obiettivo di reintrodurli in natura o di salvarli da maltrattamenti. Non sponsorizziamo queste tristi realtà che con il benessere degli animali non hanno niente a che fare.

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Fonte: gianmarcotamberi/Instagram

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