Adesso sappiamo cos'ha provocato la morte di massa di centinaia di elefanti africani in Botswana e Zimbabwe nel 2020. Questa volta il bracconaggio o l'avvelenamento non c'entrano nulla, a ucciderli un batterio poco conosciuto che rappresenta una nuova grande minaccia per questi iconici animali che rischiano di sparire dalla faccia della Terra
![moria elefanti](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2023/10/elefante.jpg)
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Ricordate il caso degli elefanti morti in massa in Africa fra la primavera e l’estate del 2020? Le immagini degli enormi pachidermi adagiati sul terreno, ormai privi di vita, avevano fatto il giro del mondo, sollevando le preoccupazioni della popolazione africana e degli scienziati.
Solamente in Botswana, fra i mesi di maggio e giugno 2020, sono andati incontro alla morte circa 350 nell’area del delta dell’Okavango. Poi, un paio di mesi dopo è toccato ad altri 35 elefanti nel vicino Zimbabwe. Tutti gli animali morti avevano un’etè compresa fra i 18 mesi e i 30 anni e presentavano, setticemia, emoraggie e a lesioni necrotizzanti ad organi come milza e fegato.
In una prima fase si è ipotizzato che dietro la strage ci fosse la mano dei bracconieri o che fosse stata provocata dall’antrace, una grave infezione causata dal batterio Bacillus anthracis. Poi, però, i decessi sono stati attribuiti a una tossina cianobatterica. Soltanto di recente, finalmente, è venuta a galla la verità.
Cosa c’è davvero dietro la morte degli elefanti africani
A causare questa terribile moria è stato un batterio killer, sconosciuto fino a poco tempo fa, che è stato ribattezzato Bisgaard taxon 45 e che appartiene alla famiglia dei Pasteurellaceae (batteri Gram-negativi che vivono principalmente sulle superfici mucose di uccelli e mammiferi).
@Nature Communications
Dei 15 elefanti campionati, sei hanno mostrato prove molecolari di infezione setticemica legata al taxon Bisgaard 45, e ciò è stato confermato dall’isolamento batterico e da un’analisi genetica approfondita. – si legge nel dettagliato studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato dal Victoria Falls Wildlife Trust e dell’Università del Surrey – Non c’erano prove di tossine, comprese quelle dei cianobatteri, o di qualsiasi infezione virale.
@Nature Communications
Il batterio in questione non era mai stato rilevato prima né negli elefanti (tranne negli esseri umani morsi da in tigri e leoni e negli scoiattoli) mentre in precedenza gli scienziati avevano scoperto la Pasteurella multocida – “parente” stretto Bisgaard taxon 45 – aveva portato alla morte di un branco di antilopi in Kazakistan. Questo precedente caso potrebbe guidare gli esperti a fare maggiore chiarezza su quanto avvenuto agli elefanti.
L’ennesima minaccia per i pachidermi sull’orlo dell’estinzione
Per gli studiosi e i conservazionisti che si occupano di tutela dalla fauna selvatica questa scoperta non promette affatto bene per il futuro degli elefanti africani, sull’orlo dell’estinzione a causa di enormi minacce, fra cui la frammentazione dell’habitat, il bracconaggio, ma anche l’insorgere di infezioni e malattie di vario tipo.
“La setticemia batterica causata Bisgaard taxon 45 si aggiunge a un elenco crescente di malattie legate alle minacce alla conservazione degli elefanti, tra cui la tubercolosi, l’antrace, l’herpesvirus endoteliotropico degli elefanti, il virus dell’encefalomiocardite, la sindrome del tronco floscio e l’avvelenamento doloso” mettono in guardia gli autori dello studio apparso su Nature Communications.
Come confermato dall’ultimo report del WWF, in un secolo abbiamo già perso oltre il 95% dei pachidermi che vivono nel continente africano.
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Fonte: Nature Communications
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