Uno squalo bianco ha attaccato e mangiato uno smeriglio, è il primo caso documentato

Per la prima volta è stata documentata la predazione di uno squalo bianco su uno smeriglio, una femmina incinta. Lo studio è stato guidato dall’Arizona State University (Usa) e ha dimostrato come il grosso squalo si sia davvero cibato della femmina di smeriglio

Una femmina di smeriglio, peraltro incinta, è stata attaccata a mangiata da uno squalo bianco: è il primo caso documentato ed è stato dimostrato grazie alle moderne tecniche di tracciamento. Lo studio è stato guidato dall’Arizona State University (Usa).

Gli smerigli sono squali dell’Oceano Atlantico e del Pacifico meridionale, ma presenti anche nel Mediterraneo. Sono attivi e decisamente possenti, misurando fino a 3,7 metri di lunghezza e pesando fino a 230 kg.

Inoltre sono particolarmente longevi, vivendo fino a 30 o addirittura 65 anni. Le femmine non si riproducono prima di aver raggiunto i 13 anni di età, dando alla luce in media quattro cuccioli ogni uno o due anni, dopo un periodo di gestazione compreso tra otto e nove mesi.

Ma, nonostante le loro caratteristiche che non li rendono di certo animali “deboli”, anche loro possono essere prede negli ecosistemi della natura. Non era però mai stato registrato un caso di predazione da parte di uno squalo bianco.

Questo è il primo evento di predazione documentato di uno squalo smeriglio in tutto il mondo – spiega Brooke Anderson, primo autore della ricerca – In un evento, la popolazione non solo ha perso una femmina riproduttiva che avrebbe potuto contribuire alla crescita della popolazione, ma anche perso tutti i suoi cuccioli in via di sviluppo

L’evento potrebbe non essere il primo, e forse nemmeno l’ultimo. E purtroppo non è affatto una buona notizia, né una mera curiosità scientifica.

Se la predazione fosse più diffusa di quanto si pensasse in precedenza, potrebbero esserci gravi ripercussioni sulla popolazione di squali smeriglio che sta già soffrendo a causa della pesca eccessiva

riferisce infatti Anderson

A causa del loro lento ciclo riproduttivo, le popolazioni di smerigli non riescono infatti a riprendersi rapidamente dalla persecuzione, dalla pesca ricreativa, dalle catture accessorie e dalla perdita e dal degrado dell’habitat a cui sono attualmente esposte.

Non a caso gli smerigli dell’Atlantico nordoccidentale sono elencati tra le specie minacciate dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN), mentre le popolazioni dell’Atlantico nordorientale e del Mediterraneo sono in pericolo critico.

Ma come si è arrivati a questa conclusione?

Nel corso della loro ricerca sulla migrazione degli squali, gli scienziati avevano temporaneamente catturato alcuni smerigli al largo di Cape Cod, nel Massachusetts, nel 2020 e nel 2022, in modo da dotarli di due tag satellitari, un trasmettitore satellitare montato sulla pinna e un tag di archiviazione satellitare pop-off (PSAT).

Rilasciati in libertà, gli smerigli erano quindi tracciati: in particolare i tag montati sulla pinna inviavano la posizione corrente ai satelliti ogni volta che la pinna dello squalo si solleva dalla superficie.

I PSAT misuravano invece continuamente la profondità e la temperatura e memorizzavano questi dati fino a quando il tag non cadeva dopo un periodo prestabilito, dopodiché galleggiavano in superficie e trasmettevano i dati memorizzati ai satelliti.

Tra gli smerigli taggati c’era una femmina incinta, lunga 2,2 metri: gli scienziati speravano di ottenere dati da questa femmina per aiutare a identificare habitat importanti per le madri degli smerigli e i loro neonati.

Ma, inaspettatamente, il PSAT di questa femmina ha iniziato a trasmettere al largo delle Bermuda 158 giorni dopo il suo rilascio, e questo significava il PSAT si era staccato, galleggiando in superficie.

I dati trasmessi in quel momento mostravano che questa femmina aveva navigato per cinque mesi a una profondità compresa tra 100 e 200 metri di notte e tra 600 e 800 metri durante il giorno, in acque con una temperatura compresa tra 6,4 e 23,5 °C. Durante questo periodo, il tag montano sulla pinna aveva trasmesso solo una volta, confermando che l’animale era rimasto sott’acqua per la maggior parte del tempo.

Ma improvvisamente, dal 24 marzo 2021 in poi, per un periodo di quattro giorni, la temperatura misurata dal PSAT era rimasta a circa 22 °C costanti, a una profondità compresa tra 150 e 600 metri. Ed era possibile solo una spiegazione: quel giorno, lo sfortunato smeriglio era stato cacciato e mangiato da un predatore più grande (il PSAT deve essere stato quindi espulso circa quattro giorni dopo, iniziando a trasmettere).

Due candidati predatori erano abbastanza grandi da predare smerigli maturi e situati nelle vicinanze e nel periodo dell’anno dell’evento di predazione – scrivono gli autori – lo squalo bianco Carcharodon carcharias e lo squalo mako pinna corta Isurus oxyrhinchus

È noto che gli squali mako pinna corta si nutrono di cefalopodi, pesci ossei, piccoli squali, focene, tartarughe marine e uccelli marini, mentre i grandi squali bianchi si nutrono anche di balene, delfini, foche e razze.

Ma tra i due candidati, il grande squalo bianco era il colpevole più probabile, poiché lo squalo mako pinna corta in genere effettua rapide immersioni oscillanti tra la superficie del mare e profondità maggiori durante il giorno mentre è in mare aperto, un comportamento non registrato dal PSAT.

La predazione di una delle nostre smerigli gravide è stata una scoperta inaspettata – riferisce ancora Anderson – Spesso pensiamo ai grandi squali come predatori al vertice. Ma con i progressi tecnologici, abbiamo iniziato a scoprire che le interazioni con i grandi predatori potrebbero essere ancora più complesse di quanto si pensasse in precedenza

La ricerca continuerà questi monitoraggi, con l’obbiettivo di scoprire quali impatti a cascata queste interazioni potrebbero avere sull’ecosistema.

La ricerca è stata pubblicata su Frontiers in Marine Science.

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Fonti: EurekAlert / Frontiers in Marine Science

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