Un team di ricercatori norvegesi ha trovato alti livelli di PCB, Pfas, metalli e altre sostanze pericolose nelle orche analizzate, persino nei cuccioli
Le orche non devono fare i conti “soltanto” con la crisi climatica e la perdita dell’habitat, ma anche con sostanze altamente inquinanti che rappresentano una minaccia mortale per questa meravigliosa specie sentinella per la salute degli ecosistemi marini.
A lanciare l’allarme è un team di ricercatori norvegesi della Norwegian Orca Survey che hanno esaminato otto esemplari deceduti tra il 2015 e il 2017, scoprendo tracce di PCB (policlorobifenili), che rientrano tra i contaminanti ambientali e alimentari più pericolosi in assoluto, e non solo. A colpire gli scienziati è stata soprattutto un’orca morta prematuramente quando era ancora neonata.
Forse la scoperta più sorprendente è che l’orca neonata presentava livelli di contaminazione pari a quelle degli adulti – commenta Eve Jourdain, fondatrice della Norwegian Orca Survey. – Ciò significa che questi nuovi inquinanti vengono trasmessi anche dalla madre al cucciolo attraverso la placenta e l’allattamento.
Anche i cuccioli di orca a rischio
Il ricercatori norvegesi hanno eseguito le autopsie su 8 esemplari – trovati arenati o catturati dai pescatori – per saperne di più sullo stato di salute delle orche che vivono al largo della Norvegia. Questa specie si trova, infatti, in cima alla catena alimentare, il che significa che sono vulnerabili all’accumulo di alti livelli di inquinanti. Gli studiosi hanno esaminato il loro grasso e, in alcuni casi, campioni di muscoli e organi, scoprendo alti livelli di contaminazione di PCB, ma non solo.
Il team ha trovato anche tracce di nuove sostanze chimiche non ancora regolamentate, come i BRF (ritardanti di fiamma bromurati), il PBT (polibutilentereftalato, appartenente alla famiglia dei poliesteri termoplastici) e l’HBB (esabromobenzene, usato anch’esso come ritardante di fiamma) in tutti gli esemplari esaminati, persino in un cucciolo di orca, di appena 10 giorni, trovato arenato su una spiaggia norvegese ne 2017.
Come se non bastasse, i ricercatori hanno individuato anche tracce di PFAS – sostanze perfluoroalchiliche nocive sia per la salute umana che per gli ecosistemi – e di mercurio in alcuni esemplari analizzati, anche se i livelli più altri di concentrazione concentrazione sono stati riscontrati nelle orche adulte.
La maggior parte delle sostanze chimiche esaminate nello studio – BFR, PBT, HBB e PFAS – vengono ancora ampiamente utilizzate per realizzare cosmetici, tessuti e carta, nonostante rappresentino un’enorme minaccia per l’ambiente e gli esseri umani.
“Queste possono finire nell’oceano attraverso ruscelli locali, acque di scarico per poi accumularsi nella catena alimentare, fino a raggiungere i loro livelli più alti nei predatori più importanti come le orche assassine” spiegano gli scienziati norvegesi.
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Ancora da approfondire i rischi per la salute delle orche
Non è ancora chiaro quanto siano effettivamente dannose queste sostanze chimiche per le orche, ma alcuni studi precedenti hanno evidenziato una serie di problemi al sistema immunitario e riproduttivo di questi cetacei.
“Ciò significa che le orche possono essere più vulnerabili agli agenti patogeni e alle malattie, avendo così meno probabilità di riprodursi” chiariscono gli esperti.
Insomma, tra qualche decennio le orche potrebbero estinguersi e la responsabilità sarà esclusivamente dell’uomo.
Fonte: Environmental Toxicology and Chemistry
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