Gli scienziati dell’Università dell’Illinois hanno condotto uno studio completo sull’invecchi tardivo e sulla longevità di rettili e anfibi
Perché le tartarughe, nonostante la grande stazza vivono così a lungo? Ne è un esempio Jonathan delle Seychelles, una tartaruga gigante di 190 anni: è l’animale terrestre vivente più antico del mondo.
Sono diversi gli studi che si sono interrogati sul loro segreto di longevità, tante le ipotesi avanzate, ma sempre condotte su animali in cattività. Oggi un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science documenta, per la prima volta, i tassi di invecchiamento particolarmente bassi di animali quali tartarughe, coccodrilli e salamandre nel loro habitat naturale.
Un team di scienziati della Northeastern Illinois University ha condotto uno studio completo sull’invecchiamento e la longevità di rettili e tartarughe coinvolgendo più di 100 animali di oltre 70 specie diverse tra rettili e anfibi del mondo.
Questi sono stati catturati, etichettati e rilasciati subito dopo in natura per essere osservati. Il fine ultimo era quello di analizzare la variazione dell’invecchiamento e della longevità di rettili e anfibi rispetto ad altri animali.
Dalle osservazioni fatte sono state formulate principalmente due ipotesi sulla straordinaria longevità di questi animali: l’ipotesi della modalità termoregolatoria è quella sui fenotipi protettivi.
Cosa vuol dire? Rettili come le tartarughe, e gli anfibi sono animali ectotermi, “a sangue freddo”, ciò significa che la loro temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno e conseguentemente che il loro metabolismo è più lento.
Si riteneva che animali come i topi, con un metabolismo elevato, invecchiassero più rapidamente delle tartarughe. Tuttavia non vi sono state prove effettive a sostegno di tale ipotesi.
L’ipotesi dei fenotipi protettivi suggerisce invece che animali con tratti fisici che conferiscono protezione (come spine, veleno, carapace tipico delle tartarughe) abbiano un invecchiamento tardivo e una maggiore longevità.
Tali meccanismi di protezione infatti riducono i tassi di mortalità degli animali, i quali non vengono attaccati né mangiati; pertanto è probabile che gli esemplari di queste specie vivano più a lungo, invecchiando più lentamente.
Fonte: Science
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