Il minuscolo pinguino viveva in Nuova Zelanda più di tre milioni di anni fa, ma non è poi così diverso dai suoi discendenti odierni
Una nuova specie di pinguino, ma già estinta da milioni di anni, è quella che hanno appena individuato i ricercatori della Massey University in Nuova Zelanda, a partire dall’analisi di due teschi fossili.
La “nuova” specie si chiama Eudyptula wilsonae e rappresenterebbe l’antenato dei pinguini blu minori (Eudyptula minor), noti anche con il nome maori di kororā, che ancora oggi sono diffusi in Australia, Tasmania e Nuova Zelanda.
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Lo studio
I due crani fossili scoperti dal ricercatore Karl Raubenheimer si trovavano in sedimenti rocciosi risalenti a circa tre milioni di anni fa nella regione meridionale di Taranaki dell’isola settentrionale di Te Ika-a-Māui, Nuova Zelanda: apparterrebbero a un esemplare adulto e a un giovane, forse un cucciolo.
Dalle prime analisi condotte su di essi, i ricercatori hanno stabilito che si trattava di resti appartenenti a una specie finora sconosciuta, facente comunque parte della stessa famiglia dei kororā.
Purtroppo lo scavo non è stato molto fortunato e, oltre ai teschi, gli archeologi non sono stati in grado di ritrovare anche il resto degli scheletri: ciò ha impedito di stabilire con certezza la misura di questi animali.
Basandosi sulle dimensioni dei crani, si ipotizza che i pinguini preistorici avevano un peso poco inferiore al chilogrammo e erano alti circa 35 centimetri – più o meno le dimensioni che hanno i pinguini blu oggi. L’unica differenza con i loro discendenti è nella forma del cranio, più stretta nel passato rispetto a oggi.
Il ritrovamento dei crani avvalora l’ipotesi che i pinguini blu abbiano avuto origine in Nuova Zelanda, nel periodo detto Neogene: i ricercatori sono rimasti sorpresi di quanto poco la specie sia mutata nel tempo, nonostante il passaggio di milioni di anni.
Questi fossili scoperti di recente mostrano che piccoli pinguini come kororā fanno parte degli ecosistemi costieri della Nuova Zelanda da almeno tre milioni di anni – spiegano gli autori del ritrovamento.
Questo è importante quando si pensa, invece, ai processi evolutivi subiti dagli altri uccelli marini della regione: il clima e l’ambiente sono cambiati molto in questo periodo e questo lignaggio è stato in grado di resistere a tutti questi cambiamenti.
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Fonti: Journal of Paleontology / Massey University
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