Scimmie, tartarughe e serpenti come animali domestici: l’Europa teme nuove zoonosi e vuole vietarne il commercio

Quattro Paese Ue hanno presentato richiesta per un nuovo quadro normativo che vieti il commercio di alcune specie esotiche nella Comunità europea. La proposta avanzata chiede di istituire un elenco positivo degli animali che possono essere ritenuti da compagnia

Non solo cani e gatti, ma anche scimmie, tartarughe, serpenti e pesci tropicali sono tra i milioni di animali esotici che ogni anno vengono strappati dal proprio habitat e venduti come animali da compagnia in Europa e nel mondo. Il loro commercio rappresenta però più di un pericolo ecco perché Cipro, Lituania, Lussemburgo e Malta hanno chiesto all’Ue di legiferare sulla questione.

Le delegazioni dei quattro Paese hanno presentato alla Comunità europea la proposta di limitare il numero di specie esotiche che possono essere considerate animali domestici in Ue. L’istituzione di un elenco positivo è la soluzione avanzata per tutelare la fauna esotica e selvatica in tutti gli Stati membri.

Tre sono i punti su cui i quattro Stati insistono:

  • conservazione della biodiversità
  • benessere animale
  • salute pubblica

“Ogni anno, milioni di animali selvatici vengono catturati dai loro habitat naturali e venduti in giro per il mondo, destinati a una vita in cattività. È ben documentato che il commercio di specie esotiche è una delle principali minacce alla biodiversità, mettendo molte specie in pericolo di estinzione. Solo in Europa si stima che esistano più di 100 milioni di animali domestici (diversi da cani e gatti), compresi quelli di mammiferi di piccola taglia, uccelli, rettili, pesci e anfibi. Molte di queste specie sono state catturate in natura, impoverendo le popolazioni naturali e portando alla perdita di biodiversità. Molte di queste specie selvatiche non sono adatte per una vita in cattività e soffrono molto di conseguenza. Inoltre, la diffusione di zoonosi è stata collegata al commercio di specie selvatiche”, spiega il consiglio europeo.

Il traffico di animali esotici destinati a una vita in cattività è uno dei principali fattori di perdita di biodiversità su scala mondiale. È stato infatti documentato che sottrarre degli esemplari dal proprio ambiente naturale espone i loro simili all’estinzione.

Non per ultimo vi è il rischio di introdurre specie aliene invasive nelle regioni europee. Queste sono in grado di decimare non solo le popolazioni animali autoctone, ma causano anche gravi danni all’ambiente a cui non appartengono. L’Ue stima che ogni anno vengano spesi 12 miliardi di euro per gli interventi sulle specie alloctone e il loro monitoraggio.

Il commercio di animali esotici ha inoltre un enorme impatto sul loro benessere, provocando negli animali catturati grandi sofferenze ed elevatissimi livelli di stress. Secondo la Federation of Veterinarians of Europe (FVE) nelle specie esotiche che hanno fatto il loro ingresso nelle abitazioni degli europei sono stati diagnosticati problemi di salute, depressione, comportamenti autolesionistici e mortalità precoce.

Un ulteriore argomento è la diffusione di zoonosi ossia la trasmissione di malattie e infezioni dall’animale all’essere umano. È il caso del Covid-19, dell’ebola o dell’influenza aviaria.

Si stima che il 70% delle zoonosi sia provocato da animali selvatici. Questi non dovrebbero vivere a contatto con l’uomo in quanto la loro evoluzione non contempla la domesticazione e la vita in cattività che nessun essere vivente dovrebbe mai sperimentare.

La proposta, inserita nella punti del Consiglio dell’Agricoltura, è stata discussa ieri martedì 24 maggio a Bruxelles. Se approvata porterà all’emanazione di un nuovo quadro normativo comunitario che rafforzerà ancor di più la protezione delle specie esotiche e selvatiche in Europa.

In Italia il possesso, commercio e importazione di animali selvatici è vietato per legge, ma non è ancora così su tutto il suolo europeo.

Fonte: Consilium Europa

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