Scimmie torturate, abusate nel modo più sadico possibile. Scoperto un giro di atroci maltrattamenti sui primati commissionati dagli utenti del web, una rete agghiacciante per ottenere visualizzazioni e guadagni sulle principali piattaforme social tramite contenuti al limite della violenza
Scimmiette e macachi presi a bastonate fino a fracassare mascella e denti, costretti a indossare vestiti per bambini mentre vengono immobilizzati e sbattuti ripetutamente contro un piano. E ancora dita mozzate in diretta, video da far accapponare la pelle in cui si utilizzano frullatori, trapani elettrice e altri strumenti per provocare dolore estremo ai primati.
È l’orrore che si nasconde nel web, puro sadismo che per visualizzazioni e pagamenti si riversa sugli animali, e a svelarlo è un’indagine della BBC da brividi. Tutto è partito da Youtube, dai video dei maltrattamenti di una scimmia di nome Mini, segnalati più e più volte per contenuti che violano gli standard della comunità, segnalazioni però ignorate inizialmente.
Da lì si è passati su Telegram dove l’inferno e le atrocità sugli animali sono vendute agli utenti per intrattenerli, in un contrasto disumano tra risate e urla strazianti di sottofondo. Video e immagini circolano in gruppi sotto copertura, delle vere sette in cui si riuniscono profili quasi insospettabili. Persone all’apparenza normali, ma che provano piacere nel commissionare torture.
L’emittente inglese è riuscita a intercettare una rete fittissima di torture inflitte ai primati grazie a un torturatore pentito. Così, intervistandolo ed entrando nel giro a cui era affiliato è stata fatta luce su un business che parte dai Paesi asiatici e con la tecnologia odierna raggiunge ogni angolo del mondo, ogni casa, ogni computer o cellulare.
Le scimmie vittime di queste efferate pratiche provengono principalmente dall’Indonesia. Vengono torturate davanti alle telecamere, subendo maltrattamenti che sarebbero difficili persino da immaginare per la loro crudeltà inaudita.
Un mondo nascosto che era più oscuro ed estremo di quanto avremmo potuto immaginare. La peggiore delle torture che abbiamo trovato lì era troppo depravata per essere descritta in dettaglio” scrive la BBC.
L’inchiesta, iniziata lo scorso anno, ha portato all’identificazione di più soggetti e a una miriade di denunce sporte alla FBI. Agli esposti potrebbero seguire ora gli arresti in America.
Nel corso delle indagini Youtube ha chiuso centinaia e centinaia di canali. Su Telegram, invece, questi contenuti agghiaccianti sono ancora presenti. La piattaforma, come la BBC riporta, intende “proteggere la privacy degli utenti e i diritti umani come la libertà di parola”. Su Youtube è ancora fin troppo facile imbattersi in video in cui vengono perpetuati atti di violenza sugli animali.
Di questa realtà così tenebrosa e feroce Mini è divenuta il simbolo. Lei è stata la più richiesta dagli utenti e di conseguenza la protagonista delle torture per i quali venivano sborsate somme allucinanti. C’è anche chi ha espressamente richiesto di farla bollire viva nell’olio, ma tenerla in vita era più proficuo per le tasche del suo aguzzino.
Le autorità hanno disposto il sequestro di Mini. La scimmietta è stata affidata alle cure di un team di veterinari del santuario indonesiano della Jakarta Animal Aid Network. Già dopo 4 mesi nel rifugio ha iniziato a riporre un briciolo di fiducia nell’essere umano. Vivrà in un’area controllata, al sicuro, assieme ad altri suoi simili sottratti dalle mani di psicopatici.
https://www.facebook.com/jakartaanimalaidNL/posts/pfbid0Pqfy81SeyrrQVxzbcDKHz7EgSUXyDHhry14VLiDkDdvLTd9ov8KcLSEP3BMi129il
Nel raccontare la sua storia, il santuario ha detto che continuerà a denunciare ogni singolo maltrattamento, fuori e dentro i social.
Continuiamo a condannare le piattaforme di social media che traggono vantaggio dalla crudeltà sugli animali. È traumatizzante vedere come queste piattaforme vengano spesso utilizzate in modo improprio per sfruttare e danneggiare animali innocenti per divertimento o profitto.
Consentendo questo tipo di contenuti, molte piattaforme di social media contribuiscono alla normalizzazione della crudeltà verso la fauna selvatica”
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Fonte: BBC
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