Ribelli del circo: 5 storie di animali che hanno cercato la libertà

Storie di animali ribelli, coraggiosi e sognatori con un desiderio in comune: assaporare la libertà in una vita fatta unicamente di sfruttamento sotto i tendoni dei circhi di tutto il mondo. Hanno tentato la fuga, rivoltandosi contro i circensi, e hanno conosciuto quella tanto bramata libertà anche se per poco

Catturati nella loro casa, allontanati dalle loro famiglie e rinchiusi in una gabbia per poi essere domati tra bastonate, privazioni e abusi. Con le dita mozzate, con i denti spaccati dalle percosse, incapaci di muoversi perché incatenati. Quanti animali imprigionati sotto ai tendoni del circo vivono sulla loro pelle queste violenze, ogni giorno della loro torturata esistenza.

E quanti hanno provato a disobbedire alle punizioni, e hanno tentato la fuga. Leoni, elefanti, lama e persino canguri sono stati segnalati in giro per le strade delle città, spaventati loro in primis. L’ultimo un dromedario scappato dal circo Sandra Orfei in un quartiere periferico di Agrigento.

La loro ribellione è fatta di coraggio, ma anche di frustrazione, uno straziante tentativo di aggrapparsi a un filo di speranza e seguire con ogni passo concesso una via incerta alla ricerca della libertà. Ed è di loro che vogliamo raccontarvi perché dietro a quella gabbia, dietro a quel cerchio di fuoco, dietro a quel recinto microscopico c’è un essere vivente con una sua personalità, con le sue paure, con i suoi sogni.

Abbiamo immaginato cosa potessero provare in quegli istanti di libertà, un desiderio ardente per il quale hanno pagato un caro prezzo, la vita, e per quanto non vi sia un lieto fine, anche se per una manciata di minuti o un’ora loro non sono stati più prigionieri. Queste sono le loro storie e queste le loro voci.

La corsa della giraffa Alexandre

Ho impressa nella mente ogni singolo avvenimento nel circo in cui sono stato rinchiuso e anche la mia fuga, l’ultimo ricordo che ho della vita. Era il 2012 quando sono scappato dal circo Rinaldo Orfei e ho percorso kilometri per le vie di Imola, cercando di correre il più che potevo.

Mi hanno pedinato, raggiunto a bordo di un’auto, ma io ho provato a difendermi tirando calci e zoccolate mentre cercavano di riportarmi indietro. Ero terrorizzato, non volevo tornare lì. Mi sono ferito, poi qualcosa è successo. Ho socchiuso gli occhi per via di un sedativo e poi dicono che sono morto per un collasso cardiocircolatorio. Io ci ho provato, fino alla fine. Mi chiamavo Alexandre ed ero una splendida giraffa di poco più di 3 anni sfruttata dal circo.

L’elefante Tyke e la sua insurrezione

Di me hanno parlato tanto. Ero Tyke, uno degli elefanti africani prigionieri nei circhi stranieri. Non ho mai potuto accettare che questa fosse la mia vita e così ho provato a ribellarmi. L’ho fatto non una, non due, ma tre volte e nel 1994, il mio ultimo tentativo, non ho più potuto controllare la mia disperazione. Mi sono sferrato contro il mio domatore, nel Circo Internazionale di Honolulu, e poi sono scappato.

Non sapevo dove andare, il traffico e i rumori mi confondevano. Sapevo solo che non potevo fermarmi, non più. 86 colpi di fucile hanno perforato il mio corpo e messo fine alla mia fuga in Hawaii. Sono morto così, dicendo basta ai soprusi del circo e con il mio sacrificio sono diventato un simbolo della lotta contro i circhi con animali.

https://www.youtube.com/watch?v=CI_JjTuty0E

La fuga della tigre nel centro di Parigi

Non avevo un nome, per tutti era la tigre del circo Bormann-Moreno che nel novembre 2017 ha seminato il panico per le strade di Parigi e per questo mi hanno ucciso. Non so dire come sia successo. Mentre il circo era attendato nella capitale francese sono riuscita a liberarmi dal mio recinto e ho iniziato a correre con tutte le forze che mi rimanevano.

Ho raggiunto la piazza Carlo Sarrabezolles e lì sono stata freddata. 3 colpi di arma da fuoco mi hanno tolto la vita. Ero una tigre, un felino maestoso ridotto a uno schiavo dai circensi.

La zebra coraggiosa ammazzata sull’autostrada

Ero a Tessin, una cittadina tedesca vicino Rostock, quando assieme a un mio simile sono fuggita battendomi per conoscere la libertà. Ricordo la corsa disperata e ricordo anche l’altra zebra catturata dalla polizia per essere riportata nel circo e punita per il suo gesto ribelle.

Ho raggiunto l’autostrada più velocemente che potevo mentre sognavo l’Africa, la mia terra. Nei miei occhi l’Etiopia, la Somalia non erano poi così distanti e allora mi sono detta: ancora uno sforzo, ancora un kilometro. Ma non ce l’ho fatta. Sono morta su quell’autostrada mentre scampavo ai tentativi di cattura. Ho provocato un incidente, ma non era mia intenzione.

Il mio desiderio era essere libera e non ho potuto realizzarlo. Uno sparo, poi un altro. Non sono stata sedata ma condannata a morte e mi sono accasciata sull’asfalto.

Il toro sognatore di Reggio Calabria

Non era nei miei piani terrorizzare i passanti, gli automobilisti e le Forze dell’ordine nel quartiere San Filippo di Pellaro, Reggio Calabria. Ero un povero toro finito in un circo e addestrato per far ridere le famiglie. Anche a me era stata riservata questa fine e anche io, come altri, sono insorto.

La mia fuga non è durata molto. Non sapevano come contenermi e allora mi hanno ucciso. Sono stato abbattuto mentre mi aggiravo per le strade di Reggio Calabria. Hanno pensato che fossi pericoloso per l’incolumità pubblica, ma non lo ero. Nessuno ha mai saputo cosa volessi realmente, io sì. Fantasticavo sul significato della parola libertà, mi chiedevo che sapore avesse. L’ho scoperto con la morte.

toro reggio calabria

©Stretto Web

Comunque sia andata Alexandre, Tyke e tutti gli altri non hanno mai smesso di credere di poter essere liberi, hanno lottato per una cosa che sembra così scontata e ovvia, ma che per loro non lo è mai stata: la libertà.

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