Quasi 10mila solo i macachi di Giava nei laboratori europei di sperimentazione animale in un anno, il nuovo report shock

Migliaia di primati vengono inviati ogni anno nei laboratori di ricerca europei, questo è tutto l'orrore della sperimentazione animale documentato dall'associazione One Voice

Catturati illegalmente, caricati su aerei diretti verso i principali Paesi dell’Unione europea, impossibilitati a muoversi su un tavolo di laboratorio per essere sottoposti a esperimenti sadici. Il calvario dei primati destinati alla sperimentazione animale è un incubo senza fine fatto di grida soffocate, dolori lancinanti, violenze inaudite fino all’ultimo disperato respiro.

Sebbene i cittadini vogliano la fine dei test sugli animali, ogni anno migliaia di macachi e altre specie diventano cavie nei centri di ricerca europei. Un recentissimo rapporto condotto dall’organizzazione per i diritti degli animali One Voice rivela tutti i numeri e gli agghiaccianti dettagli della sperimentazione animale.

Il report prende in esame l’anno 2020, focalizzandosi sulle attività scientifiche condotte in Francia e nel resto dell’Europa. I primati richiesti per i test sono i macachi di Giava, i macachi rhesus, babbuini, lemuri e altre proscimmie, uistitì, altri cercopitechi.

Solamente nel 2020 nei laboratori comunitari sono finiti:

  • tra i 9mila e 10mila macachi di Giava
  • 400 uistitì
  • tra le 120 e le 250 proscimmie
  • tra i 450 – 630 macachi rhesus
  • tra i 40 e i 100 babbuini
  • tra i 30 e i 60 altri cercopitechi

I primati vengono utilizzati nei test tossicologici, nella ricerca su malattie infettive, sistema nervoso, sistema immunitario e patologie che inducono difficoltà respiratorie o la cecità. Il principio è lo stesso: alle cavie vengono inoculati agenti patogeni, sostanze di vario tipo o somministrati medicinali e si osservano i meccanismi di difesa del loro corpo per valutare l’efficacia dei trattamenti.

Questo schema riassume i test eseguiti e le sofferenze che comportano. F sta per ricerca fondamentale, A per ricerca applicata, T per test tossicologici e P per campioni prelevati. I colori indicano invece l’intensità del dolore provato dalle cavie animali: giallo carico sta per “moderato”, crema per “lieve”, indaco per “irrilevante”.

Anche se la sofferenza è considerata lieve, il più delle volte non è affatto così.

schema esperimenti

@One Voice

In attesa di essere torturati, gli animali vengono rinchiusi in sterili gabbie. I comportamenti stereotipati e autolesionisti dovuti allo stress sono all’ordine del giorno.

Da dove provengono i primati

Solo il 15% dei primati adoperati dalla ricerca scientifica nella comunità europea sono nati in cattività in vere e proprie fabbriche di animali che riforniscono i centri universitari e privati. Questi vengono indicati con la sigla F1 ossia di prima generazione.

La maggior parte delle restanti cavie, come nel caso dei macachi di Giava, viene catturata in natura. Spariscono dalle strade, dai villaggi, dai templi del Vietnam, Indonesia, Cambogia, Laos per essere venduti alla ricerca. Se ciò non avviene, i primati finiscono nei wet market o in strutture turistiche dove vengono sfruttati per intrattenere la clientela.

(Leggi anche:Vivisezione: l’orrore del traffico illegale di scimmie e macachi per soddisfare la crescente richiesta di cavie da laboratorio in USA)

In questo modo le popolazioni di scimmie in Asia si stanno riducendo drasticamente. Alcune sono sull’orlo del baratro. È proprio il caso della specie Macaca fascicularis. Fino al 2021 lo stato di conservazione del macaco di Giava era ritenuto vulnerabile globalmente dalla IUCN. Dal 2022 il primate è a rischio estinzione.

L’industria della ricerca deve diventare responsabile degli effetti delle proprie azioni sulle popolazioni di primati selvatici non umani. Sospettiamo che la specie abbia subito un declino di almeno il 40% nelle ultime tre generazioni (circa 40 anni). Sospettiamo inoltre che i tassi di declino stiano aumentando con l’aumentare delle minacce e sospettiamo che la specie subirà almeno un calo del 50% nelle prossime tre generazioni, si legge nella Lista Rossa della IUCN.

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Fonte: One Voice

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