Predazione ad alta quota: gli scienziati hanno registrato il caso più alto al mondo, è avvenuto a 3mila metri tra uccelli

Un piviere grigio della specie Pluvialis squatarola è stato mangiato a 3.000 metri di altitudine, probabilmente da un falco pellegrino: è il caso di predazione tra uccelli più alto del mondo. La scoperta è avvenuta nel corso di una ricerca guidata dall’Università di Amsterdam (Paesi Bassi)

Un uccello è stato mangiato a 3.000 metri di altezza: è il caso di predazione tra uccelli più alto del mondo. La scoperta è avvenuta nel corso di una ricerca guidata dall’Università di Amsterdam (Paesi Bassi).

La preda è un piviere grigio della specie Pluvialis squatarola e il predatore è probabilmente un falco pellegrino. La ricostruzione è avvenuta grazie a un tag GPS che i ricercatori avevano messo a gennaio 2023 sulla vittima (e altri 7 suoi simili) per studiare loro migrazione attraverso l’Europa settentrionale, con l’obbiettivo, in particolare, di capire perchè questi uccelli migrano a così alte altitudini.

Una teoria che una parte della comunità scientifica sposa afferma che queste vette vengono raggiunte proprio per evitare la predazione. Infatti questi rari eventi si verificano generalmente quando gli uccelli si fermano per riposare. Anche se alcuni predatori specializzati sono noti per catturare uccelli mentre sono in volo, ma le ricerche in merito sono scarse.

Gli indizi

predazione più alta del mondo

©Ecology

Alle 21:58 ora locale del 27 maggio (25 minuti dopo il tramonto) – scrivono i ricercatori – uno degli uccelli marcati ha improvvisamente interrotto il suo volo migratorio. Nello stesso momento, il segnale di accelerazione del corpo del dispositivo di tracciamento su questo piviere ha subito un forte calo e due minuti dopo (ovvero alle 22:00), è stato registrato il GPS a un’altitudine di circa 2900 m sul livello del mare

E non finiva qui. Infatti ulteriori informazioni da questo tag erano in forte contrasto con le precedenti: si mostrava in particolare un cambiamento di rotta da 64° (NE) a 194° (SO) e una diminuzione della velocità di volo da 14,4 ± 4,1 m/s a 6,4 m/s, mentre il successivo rilevamento GPS alle 00:00 del 28 maggio e tutti i successivi rilevamenti provenivano da un’unica posizione a 8 km di distanza. L’uccello è stato poi recuperato dal team, che ha anche scoperto i resti del piviere grigio.

La ricostruzione

I resti del corpo della vittima sono stati trovati a breve distanza da un nido di falco pellegrino, e prima del momento del decesso, il tag ha registrato un’accelerazione corporea aumentata circa 15 minuti prima che venisse registrato il crollo. Gli autori suggeriscono per questo che il piviere potrebbe aver visto arrivare il suo aggressore e quindi tentato di volare più velocemente per scappare.

I falchi pellegrini sono infatti gli uccelli più veloci del mondo, raggiungendo velocità di ben 320 chilometri orari in picchiata, utili quando ci si nutre di una dieta a base di altri uccelli. Per questo gli scienziati ritengono che sia proprio quel falco pellegrino ad aver predato il piviere grigio, rendendo potenzialmente questo evento il caso di predazione di uccelli a più alta quota mai registrato.

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©Ecology

Perché questi uccelli volano così in alto durante le loro migrazioni

La domanda era quella che si erano posti gli scienziati quando hanno scoperto la predazione. Una parte della comunità scientifica ritiene che questo sia fatto per evitare il surriscaldamento, ma non tutti sono della stessa opinione, anzi, c’è chi pensa che la strategia sia messa in campo proprio per fuggire alle predazioni.

Sebbene il rischio di predazione sia considerato un importante fattore evolutivo delle strategie di migrazione – scrivono gli autori – il suo ruolo nel modellare le altitudini di volo rimane solo speculativo […]. La nostra osservazione suggerisce che questo potrebbe non essere sempre il caso, poiché aumentare l’altitudine di volo fino a 3000 m sopra il suolo non è chiaramente sufficiente per i migranti per evitare il rischio di predazione

Lo studio è pubblicato Ecology.

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Fonte: Ecology

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