Questa mattina il canto degli uccelli nelle campagne è stato bruscamente interrotto dal fragore dei colpi di fucile. Per via delle pre-aperture della stagione venatoria, i cacciatori sono tornati a uccidere (per puro e sadico divertimento) l'avifauna, comprese le specie in declino come le tortore
In Italia si torna a fare strage di animali indifesi in nome di quella che da molti viene ancora definito uno sport: la caccia. In attesa che venga inaugurata la stagione venatoria 2023-2024, domenica 17 settembre, già da oggi nella maggior parte delle Regioni i cacciatori sono autorizzati a uccidere uccelli fra cui tortore, ghiandaie e cornacchie, come se l’ondata di siccità e i devastanti incendi di questa estate caldissima non avessero avuto già un impatto pesantissimo sugli ecosistemi.
Le pre-aperture sono solo un ulteriore “regalo” ai cacciatori elargito da lobby politiche sempre in cerca di consensi, mettendo in pericolo il già precario stato di conservazione di moltissime specie, che – denuncia l’Enpa (Ente Protezione Nazionale Animali – sono in ulteriore sofferenza dopo un’estate caratterizzata da eventi climatici estremi che hanno causato la morte di milioni di animali selvatici.
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Posted by ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali Odv on Friday, September 1, 2023
Invece di proteggere l’avifauna, in particolare le specie a rischio estinzione, questa viene lasciata in mano a cacciatori senza scrupoli. Fra quelle cacciabili durante la fase di pre-apertura rientra anche la tortora selvatica, che sta sparendo dalla nostra penisola.
Questa specie negli ultimi anni ha subito un brusco declino dovuto, non solo alla distruzione degli habitat in cui nidifica, ma proprio alla caccia, legale e illegale. La tortora è infatti una delle specie più ambite dai cacciatori e durante la sua migrazione dall’Africa all’Europa molti esemplari vengono abbattuti. – sottolinea il WWF – La logica vorrebbe che fosse vietata la caccia nei confronti di una specie a rischio. In questo caso, invece, la caccia viene addirittura anticipata per evitare che i cacciatori non riescano ad abbattere un numero per loro soddisfacente di questi animali, considerato che la specie inizia la migrazione verso l’Africa già dalla fine di agosto.
L’attività venatoria rappresenta una minaccia non indifferente, a maggior ragione in questo periodo in cui diverse specie sono ancora fase di nidificazione e i cieli sono attraversati da migliaia tra falchi, cicogne e rondini, che dal Vecchio Continente si spostano in Africa per lo svernamento. Oltre a sterminare milioni di animali, le doppiette dei cacciatori in molti casi sono causa di tragici incidenti, in cui qualcuno finisce per rimetterci la vita.
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L’Italia sotto la lente di Bruxelles per via del bracconaggio
Autorizzando in anticipo la caccia – invece di limitarla – l’Italia rischia di mettersi in una posizone ancora più critica. Qualche settimana fa, infatti, l’Unione Europea ha aperto la procedura EU Pilot (n. 2023/10542) nei confronti del nostro Paese per violazione delle norme comunitarie in materia di caccia, in particolare per mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo del piombo nelle zone umide.
Ma neanche l’intervento da parte dell’Ue, che potrebbe sfociare in una procedura d’infrazione (che prevede sanzioni salate), è riuscita a mettere un freno alle doppiette. E com’è tristemente noto, i controlli non sono sufficienti a debellare il bracconaggio, un reato che in Italia è punito ancora con pene irrisorie.
In questi mesi, anche a fronte di una recrudescenza dei reati di bracconaggio, abbiamo più volte chiesto un inasprimento delle pene, l’unica preoccupazione di Governo e maggioranza sembra quella di armare i fucili, anche contro specie particolarmente protette quali il lupo e l’orso. – denuncia l’Enpa – Insomma, pur di accontentare un pugno di cacciatori (neanche 500mila) la politica non si fa scrupolo di condannare i restanti 59,5 milioni di italiani, che cacciatori non sono, non solo ad avere paura per la propria incolumità, a non dover passeggiare in natura, a vedere il patrimonio pubblico costituito dalla fauna selvatica “ucciso” per mero divertimento, ma a pagare con le loro tasse le multe salate di Bruxelles. Proprio nel momento in cui si annuncia una manovra di bilancio “lacrime e sangue”.
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Fonti: WWF/ENPA
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