La pratica, purtroppo ancora legale, provoca ogni anno la morte di migliaia di animali marini come polpi, calamari e seppie. Gli attivisti di Sea Shepard hanno condotto un'indagine sotto copertura per smascherare le illegalità dietro questa pratica di pesca
L’associazione no profit Sea Shepard, che da anni si occupa di tutelare gli ecosistemi marini, ha appena concluso una campagna di pattugliamento delle acque antistanti il Parco Nazionale Arcipelago Toscano con l’obiettivo di contrastare il bracconaggio nell’area che ha portato, in questi mesi, al sequestro di centinaia di trappole per la pesca illegale dei polpi disseminate sul fondale marino.
L’azione di pattugliamento è stata preceduta da mesi di missione “sotto copertura” in cui gli attivisti dell’associazione hanno sondato il territorio, parlato con i pescatori, stilato report sulla presenza di equipaggi, pescherecci e bracconieri – in collaborazione con gli agenti della Guardia di Finanza della Regione Toscana.
Queste indagini preliminari hanno svelato la presenza di un’attività di pesca molto diffusa lungo il litorale toscano: la cosiddetta pesca dei polpi “a barattolo”. In pratica, ad un’unica cima in nylon i pescatori attaccano centinaia di cavi che finiscono con dei veri e propri barattoli neri in plastica, aperti a una sola estremità.
Questi barattoli vengono poi calati in acqua e depositati sui fondali a profondità variabili (ma mai superiori ai 35 metri). Qui finisce il compito del pescatore, che non deve far altro che aspettare: i polpi, scambiando le trappole per tane sicure nelle quali deporre le uova, rimangono incastrati nei barattoli e finiscono così nelle mani dei pescatori.
Precisiamo che questa pratica di pesca non è illegale, ma certamente le condizioni in cui essa si svolge lungo il litorale toscano lo sono: la legge fissa a un massimo di 1250 barattoli il limite per ogni imbarcazione, con il divieto di lasciare i dispositivi di pesca in modo stabile nel fondale. Gli attivisti di Sea Shepard in Toscana hanno dimostrato come entrambe le condizioni non vengano rispettate.
Le trappole abbandonate sui fondali fanno strage indiscriminata non solo di polpi, ma anche di seppie, calamari e altri animali marini – nell’ambito di un esteso sistema di pesca illegale che va avanti da anni nella completa noncuranza delle autorità locali. Si tratta di un vero e proprio disastro ambientale.
A partire dallo scorso 5 agosto, l’associazione ha iniziato il recupero delle pericolose trappole. Alcune di esse contenevano animali ancora vivi, per questo motivo gli attivisti si sono avvalsi della collaborazione di un biologo che li ha aiutati a liberare i polpi e a rimetterli in acqua in maniera da non far loro del male.
I numeri di questa operazione sono da brivido – spiegano gli attivisti. – Ad oggi abbiamo liberato il mare da 7672 barattoli consegnandoli quindi alla Guardia di Finanza. Abbiamo infranto un record infausto: grazie al nostro intervento si è reso possibile il più grande sequestro di trappole per la pesca al polpo mai avvenuto in Italia e abbiamo salvato migliaia di vite.
Fonte: Sea Shepard
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