Libertà per il capitano Paul Watson. Il difensore degli oceani sconta ancora la reclusione per "crimini" mai commessi. Può mai essere considerato un reato lottare per la salvaguardia delle balene, specie ancora cacciata commercialmente in Giappone e non solo?
È passato ormai quasi un mese da quando le azioni di protesta contro l’atroce caccia alle balene hanno visto l’arresto di uno dei loro più prominenti leader. Lo scorso 21 luglio il capitano Paul Watson è stato ammanettato nel porto di Nuuk, in Groenlandia, e condotto in carcere.
Il suo crimine? Aver lottato in difesa dei cetacei. Le sue campagne hanno sempre ostacolato le attività del Giappone, Paese che pratica ancora la caccia commerciale alle balene per “fini scientifici”.
Già in precedenza era stato emesso un mandato di cattura internazionale per l’ambientalista. L’accaduto ha scosso profondamente l’opinione pubblica, che ha espresso il proprio disappunto attraverso manifestazioni, petizioni e messaggi di solidarietà inviati alla fondazione di Paul Watson.
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“Paul Watson has been denied the basic right to defend himself with evidence while enduring degrading treatment that is more fitting for a convicted criminal than a man yet to have his day in court. The Ministry of Justice must act swiftly to end this travesty" – Jonas Christoffersen, Defence LawyerPaul Watson’s detention has been extended until September 5th and until then we need all hands on deck! Please contact Denmark’s Ministry of Justice and demand it intervenes and expedites the conclusion of the case: jm@jm.dk #FREEPAULWATSON#neptunesnavy #neptunespirates #CPWF #ITODWD #johnpauldejoria #directaction #captainpaulwatson #whales #climatechange #oceans #oceanconservation #ExtinctionisForever
Posted by Captain Paul Watson Foundation on Friday, August 16, 2024
Diverse personalità, tra cui la famosissima etologa Jane Goodall, si sono unite all’appello per chiedere l’immediato rilascio dell’attivista fondatore di Sea Shepherd.
La notizia è finita sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo, ma da allora solamente in pochi hanno continuato a seguire questo clamoroso caso. Di Paul Watson si parla sempre meno, ma il capitano che da sempre ha dedicato tutte le sue forze alla salvaguardia degli oceani e delle sue creature è ancora in prigione.
Le sue condizioni destano preoccupazione dato che, come Sea Shepherd France ricorda, il sistema carcerario giapponese è noto per essere estremamente violento. Inconcepibile pensare che Watson sia stato recluso per aver protetto le balene da una atroce morte.
Per più di un decennio, oltre 5000 esemplari di balena sono stati salvati dagli arpioni giapponesi nell’area del Southern Ocean Whale Sanctuary grazie alle sue missioni. Può mai questo essere considerato un reato?
Attualmente, la sua detenzione è stata prolungata fino al 5 settembre. Il capitano rischia tuttavia l’estradizione. Lo vuole il governo nipponico, che ha presentato una richiesta formale alla Danimarca a fine luglio.
A un mese dalla cattura, siamo ancora qui a chiedere ad alta voce la liberazione di Paul Watson. Sono altri i criminali che dovrebbero trovarsi al suo posto ed essere giustiziati per le violazioni commesse contro il prossimo e contro il nostro Pianeta.
QUI la petizione lanciata da Sea Shepherd France e a questo link la raccolta firme avviata dalla Fondazione di Watson. Salvare le balene non è un crimine.
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Fonti: Captain Paul Watson Foundation/Facebook – Sea Shepherd France
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