Le interazioni sociali dei passeri diminuiscono con l’avanzare dell’età, con gli anziani che tendono a mantenere meno connessioni sociali proprio come avviene per noi umani
Una nuova ricerca dell’Imperial College di Londra ha messo in luce un aspetto interessante del comportamento sociale dei passeri, mostrando come le loro interazioni tendano a diminuire con l’avanzare dell’età. Lo studio, condotto su una popolazione isolata di passeri sull’isola di Lundy, rivela che, così come avviene per gli esseri umani, gli uccelli più anziani tendono a mantenere meno connessioni sociali rispetto agli esemplari più giovani.
Secondo i ricercatori, questo calo di socialità potrebbe essere legato a fattori evolutivi: una volta superata l’età riproduttiva, non vi è più una spinta evolutiva a mantenere reti sociali estese, che invece risultano fondamentali per i giovani adulti per sopravvivere e riprodursi con successo.
La dottoressa Julia Schroeder, a capo dello studio, ha evidenziato che meccanismi simili potrebbero influenzare anche il comportamento umano in età avanzata, contribuendo a spiegare il fenomeno della solitudine negli anziani.
Negli esseri umani, infatti, è comune osservare che le persone tendono a ridurre le proprie reti sociali con l’avanzare dell’età, una dinamica che potrebbe dipendere sia da una selezione delle relazioni basata su criteri più selettivi, sia da una minore disponibilità di coetanei.
Comprendendo queste dinamiche si potrebbero sviluppare interventi per ridurre la solitudine nelle persone anziane
I passeri dell’isola di Lundy, essendo una popolazione “chiusa” senza possibilità di contatti con uccelli esterni, offrono un contesto ideale per studiare le reti sociali senza variabili esterne. Per oltre 25 anni, i ricercatori hanno monitorato dettagliatamente il comportamento, le connessioni sociali e i successi riproduttivi degli uccelli.
Mentre per i giovani passeri avere una buona rete sociale è risultato fondamentale per il successo riproduttivo, per quelli anziani sembra non esserci alcun costo derivante dalla riduzione delle interazioni sociali. In questo contesto, si potrebbe ipotizzare che l’evoluzione non favorisca l’investimento in nuove relazioni sociali quando l’età avanzata ha già ridotto le possibilità riproduttive.
Il dottor Jamie Dunning, co-autore dello studio, suggerisce che la riduzione delle interazioni sociali potrebbe non avere conseguenze evolutive negative per gli uccelli anziani. Questo studio potrebbe offrire spunti anche per comprendere la solitudine tra gli anziani umani e per promuovere politiche volte a incoraggiare le interazioni sociali nelle ultime fasi della vita.
Comprendere meglio queste dinamiche sociali, sia negli uccelli che negli esseri umani, potrebbe contribuire a sviluppare interventi per ridurre la solitudine nelle persone anziane. Creare opportunità di interazione sociale può infatti rappresentare un elemento chiave per il benessere e la qualità della vita negli anni della vecchiaia.
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Fonte: Imperial College di Londra
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