Orsi in Trentino: perché la deportazione in massa all’estero non è affatto la soluzione

Si continua a discutere in Trentino di orsi e sicurezza degli abitanti, ma tra le proposte valutate al tavolo tecnico si pensa al trasferimento degli esemplari in eccesso verso strutture straniere, una soluzione inaccettabile in quanto non risolve il problema al monte ma è piuttosto una deportazione. Le vere soluzioni sono state avanzata già da tempo quando il mondo scientifico ha scartato l'ipotesi trasferimento dei plantigradi

Mentre le sorti degli orsi JJ4 e MJ5 continuano a essere appese a un filo, con l’abbattimento sospeso almeno fino al prossimo 27 giugno, si discute delle misure e degli interventi per garantire la sicurezza dei cittadini in Trentino.

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica assieme alla Provincia autonoma di Trento si è focalizzato in particolare su una proposta, già precedentemente scartata dalla comunità scientifica: il trasferimento dei plantigradi in eccesso verso centri internazionali.

Nell’ultimo comunicato stampa il MASE ha annunciato che nei prossimi giorni provvederà ad “attivare tutti i canali diplomatici necessari per richiedere la disponibilità ad ospitare gli orsi problematici presso strutture straniere”.

La misura del MASE è una vera e propria deportazione in massa crudele e inaccettabile, come ha ribadito l’Enpa, Ente Nazionale Protezioni Animali. I grandi carnivori, infatti, potrebbero finire in Paesi dove la caccia all’orso è consentita e non godere affatto della protezione che è garantita loro nella nostra Italia. Non è questo il modo di agire.

Lo scorso aprile – commenta l’Enpa – abbiamo avuto l’opportunità di illustrare le nostre proposte, efficaci e immediatamente realizzabili, al ministero dell’Ambiente. Dopo quella riunione interlocutoria si è persa ogni traccia delle buone intenzioni del ministero, il quale sembra oggi ignorare tutti quegli italiani che non vogliono applicare agli orsi la legge del taglione”.

Non è chiaro poi se l’ipotesi trasferimento riguarderà tutti gli orsi “in esubero” nella regione e se, dunque, questi verranno automaticamente contrassegnati come “problematici”. Ricordiamo che un orso viene definito “problematico” quando presenta una serie di comportamenti pericolosi che vanno valutati attentamente in base alla storia dell’animale per poter agire di conseguenza.

La tabella di riferimento si trova nel PACOBACE – Piano interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali, comprende 18 atteggiamenti problematici e i due tipi di azioni da intraprendere (azioni leggere ed energiche). L’associazione Enpa pone l’accento anche su un questo punto.

Quello relativo alla presunta problematicità, di un orso come di qualsiasi altra specie animale, è un concetto vago, fuorviante, ingannevole, che ben si presta a manipolazioni. Infatti – afferma Enpa – vengono spesso definiti come problematici comportamenti assolutamente naturali, quali la difesa della prole, reazione a una situazione di pericolo, ricerca di cibo”

La LAV aggiunge inoltre che la riduzione del numero di orsi sul territorio non significa affatto una maggiore sicurezza per i trentini. E il caso Daniza, quando allora vi erano circa 50 orsi distribuiti sul territorio, lo conferma.

Catturare orsi a casaccio non contribuisce certo a incrementare la sicurezza dei cittadini, anzi la diminuisce. Le continue interazioni con le persone e la pressione a cui saranno sottoposti gli animali, non farà altro che indurli a spostarsi in zone prima non frequentate, come aree urbane, strade o altre zone antropizzate – spiega Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – l’ipotesi ministeriale si prefigura quindi come un’operazione fallimentare che contribuirà ad incrementare in maniera esponenziale i rischi di incidente, altro che ridurli”

Il trasferimento è un’opzione inattuabile. Le soluzioni per una coesistenza pacifica con gli orsi vi sono, anzi vi sono sempre state.

È trascorso più di un mese da quando abbiamo consegnato al Ministero dell’Ambiente le nostre proposte concrete e immediatamente realizzabili per favorire la convivenza pacifica con gli orsi in Trentino, un dettagliato elenco di attività che nessuna amministrazione provinciale ha mai realizzato” conclude Vitturi.

Gli animalisti chiedono che queste proposte siano prese concretamente in esame al tavolo politico invece che deportare gli orsi all’estero.

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Fonte: Enpa – LAV – MASE

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